Registrare le conversazioni è legale?

È lecito registrare un colloquio o una conversazione senza che i partecipanti lo sappiano? Può essere motivo di licenziamento?

24 MAG 2018 · Tempo di lettura: min.
Registrare le conversazioni è legale?

La registrazione di conversazioni all'insaputa dei conversanti può essere motivo per licenziare un lavoratore? Ecco la risposta della Corte di Cassazione.

È legale registrare una conversazione senza che i partecipanti ne siano a conoscenza? Può essere motivo di licenziamento? Su questo tema si è espressa la Corte di Cassazione, con la sentenza n. 11999 del 16 maggio 2018.

Il caso

Un lavoratore di una compagnia di trasporti è stato licenziato dopo aver registrato una conversazione telefonica tra il superiore gerarchico e un altro dipendente, oltre a una riunione aziendale. L'obiettivo era quello di utilizzare le registrazioni per dimostrare un caso di mobbing e sporgere querela. Sia il Tribunale di Chieti che la Corte d'Appello di L'Aquila hanno confermato la legittimità del licenziamento per

"grave ed intenzionale violazione dei principi di buona fede e correttezza nella condotta di occulta registrazione di una conversazione telefonica". Dopo queste sentenze, il lavoratore licenziato ha deciso di proporre il ricorso in Cassazione, richiamando l'attenzione sull'omissione dell'"analisi di alcuni fatti e la valutazione di scriminante (in quanto esercizio del diritto di difesa) del comportamento del lavoratore, a fronte della condotta ingiuriosa (penalmente sanzionata) del superiore gerarchico".

La decisione della Corte di Cassazione

Gli ermellini, dopo aver analizzato il caso, hanno deciso di rigettare il ricorso del ricorrente, sottolineando il sostanziale disinteresse del lavoratore al rispetto dei doveri di riservatezza connessi all'obbligo di fedeltà e dei principi generali di correttezza e buona fede e "l'assenza di comportamenti "mobbizzanti" del datore di lavoro (in quanto, con riguardo al trasferimento ad altro magazzino, "non risultano indicate specifiche censure riferite al rispetto dei limiti posti dall'art. 2103 c.c.", né modalità vessatorie e discriminatorie, e quanto alla pretesa dequalificazione professionale").

La Corte di Cassazione, dunque, ha affermato nuovamente, come in precedenti sentenze, che la registrazione di conversazione tra presenti all'insaputa dei conversanti configura una grave violazione del diritto alla riservatezza, con conseguente legittimità del licenziamento.

Nonostante questa sentenza, una precedente ordinanza mostra come il tema preso in considerazione sia ancora al centro del dibattito e di diverse interpretazioni. Una sentenza della Corte di Cassazione di qualche giorno prima, la n. 11322, depositata il 10 maggio 2018, ha fornito una decisione diametralmente opposta. In questa vicenda, infatti, un lavoratore era stato licenziato per aver registrato conversazioni effettuate in orario di lavoro e sul posto di lavoro coinvolgenti altri dipendenti, ad insaputa degli stessi e nell'aver il medesimo provveduto ad ulteriori registrazioni anche video come riportato in sede di segnalazione da parte di colleghi di lavoro. L'obiettivo del lavoratore era quello di documentare le problematiche esistenti sul posto di lavoro.

Gli ermellini, riprendendo la sentenza della Corte territoriale, hanno affermato come

"il suddetto dipendente avesse adottato tutte le dovute cautele al fine di non diffondere le registrazioni dal medesimo effettuate all'insaputa dei soggetti coinvolti ed ha considerato operante la deroga relativa all'ipotesi per cui il consenso non fosse richiesto, trattandosi di far valere o difendere un diritto in sede giudiziaria".

In questo caso, dunque, secondo i giudici, il licenziamento del lavoratore è stato illegittimo.

Se vuoi ricevere maggiori informazioni sul tema, puoi consultare il nostro elenco di professionisti esperti in tutela della privacy e in licenziamento.

avvocati
Linkedin
Scritto da

StudiLegali.com

Lascia un commento

ultimi articoli su sentenze della cassazione