Start up: kit di sopravvivenza.

Sulla Legge del 18 ottobre 2012, n. 179, convertita con modificazioni dalla Legge 221 del 17 dicembre 2012.

12 APR 2016 · Tempo di lettura: min.
Start up: kit di sopravvivenza.

Per essere considerate tali, le imprese così definite devono possedere alcune caratteristiche.

Ovvero:

  • essere società di capitali, non quotate, con una sede principale in Italia, o in altro Paese membro dell'Unione Europea;
  • esistere da non più di 5 anni;
  • a partire dal secondo anno di attività della startup innovativa, il totale del valore della produzione annua, non è superiore a 5 milioni di euro;
  • avere come oggetto sociale esclusivo o prevalente lo sviluppo, la produzione e la commercializzazione di prodotti o servizi innovativi ad alto valore tecnologico;
  • non è stata costituita da una fusione, scissione societaria o a seguito di cessione di azienda o di ramo di azienda, e non distribuisce o ha distrubuito utili.

Le start up innovative anche nell'ambito della Legge di Stabilità 2016 sono state interessate da nuove agevolazioni fiscali, incentivi a tasso zero e altri misure mirate alla semplificazione come l'iscrizione della costituzione ed iscrizione dell'impresa nel registro delle imprese, nonché deroghe al diritto societario e una disciplina particolare dei rapporti di lavoro nell'impresa come le stock option e work for equity. Le misure adottate dunque negli ultimi anni mirano a rendere il sistema normativo, fiscale e burocrativo più semplice ed accogliente per tali imprese.

L'imprenditorialità diffusa può generare da una parte nuove opportunità, che sono fondamentali soprattutto in un momento di crisi economica strutturale, ma dall'altra anche potenziali progetti di business e breve termine, perché non sempre una buona idea imprenditoriale si trasforma sempre in un'azienda innovativa di successo.

Secondo alcuni dati forniti da Leanus ed analizzati, nell'ambito di un evento organizzato da Class Editori dal titolo "Molto Rumore per Nulla", tenutosi a Milano lo scorso 15 marzo, nel 2015 sono 371.705 le imprese che risultano essere iscritte al registro delle imprese, con un tasso costante di crescita nel corso degli ultimi dieci anni, ma di contro, sempre nel 2015 sono ben 326.524 le cessazioni di imprese, cosa che si traduce dunque in una tasso di crescita reale pari allo 0.75%. il 75,5% di queste imprese sono impegnate nel settore dei servizi, sono gestite da privati (81%)e si concentrano nel Nord Italia (58%).

Questo dato ci permette di aprire uno scenario ben diverso e sostanzialmente critico nei confronti di questo settore innovativo delle imprese, che dietro l'apparente semplicità di avvio, nasconde maggiori criticità che emergono nella fase operativa di gestione. Il sistema creato a supporto delle imprese start up non tutela infatti le stesse nel corso del naturale processo di maturazione motivo per cui è fortemente consigliato avvalersi di un team specializzato. Le cause di questo elevato tasso di mortalità delle imprese possono essere riscontrate in diversi fattori quali la superficiale o addirittura assente pianificazione, inefficacia del business plan, mancanza di clientela, mancanza di sviluppo attività e prodotti, mancanza di esperienza nella gestione finanziaria e della contrattualistica.

Le Start up hanno bisogno di strumenti e modelli differenti da quelli usati nella gestione delle imprese già costituite. Ovviamente, più consistente è il budget di investimento iniziale, più rapida ed efficace sarà la fase di start-up e di ritorno sull'investimento o maggiore sarà la capacità di sopravvivere nell'eventualità di ritardi nella riscossione dei crediti, che nella maggior parte dei casi, non è immediato e dipende da molti fattori e variabili. Nella migliore delle ipotesi, il ritorno sull'investimento è a medio termine, dunque sulla base di tale considerazione occorrono almeno tre anni per strutturare bene l'organizzazione e le attività, realizzando utili da reinvestire in attività e progetti.

La prima fase fondamentale dunque, nel processo di avvio di una start up, è l'analisi dell'idea, e dell'insieme di scelte strategiche fondamentali che permetteranno l'avvio del progetto imprenditoriale. Tra le aree principali da valutare nell'ambito di analisi di una business idea sono: il segmento di mercato, il sistema prodotto offerto, il sistema competitivo e la struttura organizzativa, le prospettive di sviluppo ed internazionalizzazione. È importante considerare inoltre le evoluzioni del mercato, i limiti imposti dalla legislazione nazionale o dei Paesi di destinazione al fine di evitare di intraprendere percorsi non proficui e dispendiosi.

Fondamentale in questo senso può rivelarsi un team di legali ed esperti professionisti che possano fornrie consulenza multidisicplinare in grado di coprire a 360° il progetto di business da avviare.

Scritto da

Giambrone & Partners | Studio Legale Associato

Lascia un commento

ultimi articoli su novità legislative