La lentezza della giustizia italiana

Per i giudizi di primo grado, il nostro paese ha bisogno, in media, di 500 giorni.

13 GIU 2018 · Tempo di lettura: min.
La lentezza della giustizia italiana

Il rapporto della Commissione Europea sullo stato della giustizia nell'UE mostra dati poco rassicuranti sull'amministrazione giudiziaria italiana.

Non è una novità che la giustizia italiana sia piuttosto lenta. Tuttavia, a confermare questa tendenza è l'ultimo rapporto della Commissione europea sullo stato della giustizia nell'Unione Europea. Il risultato è sconfortante per il nostro paese. L'Italia, infatti, è all'ultimo posto per la lentezza dell'amministrazione giudiziaria: in media, infatti, per una sentenza civile di terzo grado, nel 2016, ci volevano 1400 giorni. Per i giudizi di primo grado, il nostro paese ha bisogno, in media, di 500 giorni, un dato migliore rispetto al biennio 2014-2015 ma peggiore rispetto al 2010. Per le sentenze di secondo grado, invece, ci vogliono circa 1000 giorni, più di due anni e mezzo.

Nonostante manchino all'interno del rapporto i dati di Cipro e Regno Unito, l'Italia è proprio l'ultimo paese in quanto a rapidità dei processi civili, superata anche dalla Grecia che ha una media di 1200 giorni.

Tuttavia, le cattive notizie non finiscono qui. Il rapporto della Commissione Europea, infatti, ha sottolineato come l'opinione pubblica ha una pessima percezione dell'indipendenza della magistratura italiana. Questo dato è peggiore solamente in altri paesi dell'est come Ungheria, Slovacchia e Bulgaria. Non è un caso, dunque, che pochi giorni prima della pubblicazione di questo rapporto, la Commissione Europea abbia richiesto all'Italia di ridurre i tempi della giustizia.

Un dato positivo per l'Italia, invece, è quello che riguarda le cosiddette Authorities: nel caso della tutela dei consumatori, ad esempio, il tempo si riduce e rientra nella media europea, con circa 180 giorni per la sentenza. Anche il processo di digitalizzazione della giustizia italiana sembra andare per il verso giusto. L'Italia, infatti, in questo caso, raggiunge il nono posto all'interno della classifica dell'Unione Europea, anche se è distante da alcuni paesi come il Portogallo in cui l'utilizzo delle nuove tecnologie arriva quasi al 100%.

lI commissario per la Giustizia, Vera Jourova, ha affermato che i miglioramenti nel settore giustizia sono costanti ma molto lenti: "sulla qualità della giustizia c'è spazio per miglioramenti, come nel caso della comunicazione tra corti, uso di sondaggi, e ricorso a sistemi alternativi di risoluzione delle controversie". La Commissione Europea, inoltre, richiede all'Italia di migliorare anche dal punto di vista dei processi penali:

"Una giustizia penale più efficiente potrebbe migliorare la repressione della corruzione. Nel 2014, l'Italia aveva nell'Unione il numero più elevato di cause penali in entrata e pendenti in secondo e terzo grado". Per questo è necessario "incentivare il ricorso a procedimenti abbreviati e scoraggiare gli abusi del processo potrebbe pertanto contribuire a rendere più efficaci la giustizia penale e la lotta contro la corruzione".

Vera Jourova ha proposto, inoltre, di prevedere la sospensione o la riduzione dell'erogazione dei fondi comunitari nel caso in cui uno stato membro non rispetti lo stato di diritto. L'Italia sarebbe a rischio visto che, con alcuni paesi dell'est Europa, Spagna e Grecia, riceve un aiuto economico per cercare di rendere più moderno e più rapido il settore giudiziario.

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