La responsabilità professionale dell’avvocato

Quali sono i casi in cui l'avvocato rischia di dover risarcire il cliente per grave inadempimento? Ecco alcuni dei principali.

Nell'esercizio delle sue funzioni, l'avvocato ha delle responsabilità precise sancite dalla legge e dalle varie sentenze della Corte di Cassazione. Questa responsabilità nasce con il contratto stipulato per la prestazione professionale fra professionista e cliente. Gli articoli di riferimento, dal punto di vista civile, sono il 1176, il 1218 e il 2236. È indispensabile ricordare, però, che queste obbligazioni riguardano i mezzi e non i risultati della prestazione in quanto questi non dipendono unicamente dalle azioni dell'avvocato ma anche da altri elementi esterni.

Per poter valutare la responsabilità e la diligenza del professionista, bisogna prendere in considerazione il secondo comma dell'articolo 1176 del Codice Civile: "Nell'adempimento delle obbligazioni inerenti all'esercizio di un'attività professionale, la diligenza deve valutarsi con riguardo alla natura dell'attività esercitata". In caso di inadempimento, il cliente ha il diritto di richiedere il risarcimento danni che, però, non è automatico. Secondo la sentenza n. 2638/2013 della Corte di Cassazione, infatti, "la responsabilità dell'avvocato non può affermarsi per il solo fatto del suo non corretto adempimento dell'attività professionale, occorrendo verificare se l'evento produttivo del pregiudizio lamentato dal cliente sia riconducibile alla condotta del primo, se un danno vi sia stato effettivamente ed, infine, se, ove questi avesse tenuto il comportamento dovuto, il suo assistito, alla stregua di criteri probabilistici, avrebbe conseguito il riconoscimento delle proprie ragioni, difettando, altrimenti la prova del necessario nesso eziologico tra la condotta del legale, commissiva od omissiva, ed il risultato derivatone".

I casi

Esiste una casistica piuttosto vasta, sia a livello civile che a livello penale o disciplinare, rispetto alla responsabilità degli avvocati. Quali sono i casi principali a livello civile?

Doveri d'informazione, di sollecitazione e di dissuasione

L'avvocato ha la responsabilità di informare il cliente sia sulle difficoltà che su eventuali rischi della strategia utilizzata e sul raggiungimento del risultato. Secondo la sentenza n. 6782/2015 della Corte di Cassazione, infatti, bisogna avvisare il cliente riguardo "tutte le questioni di fatto e di diritto, comunque insorgenti, ostative al raggiungimento del risultato, o comunque produttive del rischio di effetti dannosi". In caso di un risultato probabilmente sfavorevole, inoltre, ha il dovere di sconsigliare di intraprendere o proseguire il giudizio.

Indicazione delle prove

Un altro caso in cui il comportamento dell'avvocato causa un inadempimento grave, la risoluzione del contratto e il risarcimento danni è quello previsto dalla sentenza n. 25963/2015 della Corte di cassazione che riguarda la mancata indicazione delle prove indispensabili per l'accoglimento della domanda. Si tratta, infatti, di una grave omissione a meno che il professionista non sia in grado di dimostrare che il risultato non sia dovuto a cause a lui imputabili e di aver svolto tutte le attività che "potevano essergli ragionevolmente richieste".

Strategia condivisa

Pur in caso di aver creato una strategia condivisa con il cliente, l'avvocato ha la responsabilità di utilizzare i mezzi difensivi corretti in quanto il cliente non è in grado di valutare propriamente gli elementi del prestazione. Nella sentenza n. 10289/2015, infatti, la Corte di Cassazione ha ulteriormente confermato una precedente sentenza, la n. 20869/2004: "tale violazione, ove consista nell'adozione di mezzi difensivi pregiudizievoli al cliente, non è né esclusa né ridotta per la circostanza che l'adozione di tali mezzi sia stata sollecitata dal cliente stesso, essendo compito esclusivo del legale la scelta della linea tecnica da seguire nella prestazione dell'attività professionale".

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