Abogado si, ma dopo 3 anni di esercizio

​Il titolo "abogado" da dispensa della prova attitudinale ai requisiti per esercitarlo in Italia.

22 APR 2016 · Tempo di lettura: min.
Abogado si, ma dopo 3 anni di esercizio

Il titolo "abogado" ha creato un vero e proprio scompiglio nel mondo giuridico europeo e a causa della mala gestione fatta sinora è stato necessario prendere provvedimenti, sia in Italia che in Spagna.

Panorama nazionale ed europeo

Mentre in passato con la semplice omologazione del titolo in giurisprudenza in un'università spagnola era possibile ottenere il titolo di abogado da poter poi usare in Italia, iscrivendosi nella Sezione Speciale dell'Albo degli Avvocati riservata agli avvocati stabiliti, adesso il panorama è assolutamente differente. Da novembre 2011 infatti la legislazione spagnola richiede, oltre l'omologazione del titolo, anche l'iscrizione ad un Master più una prova d'accesso per il "Colegio de abogados" per diventare abogados.

Oltre all'iniziativa spagnola per frenare il fenomeno, anche la Corte di Cassazione ha pensato di ristabilire un po' di ordine sulla questione stabilendo nell'ultima sent. n.5073 del 15 marzo 2016, a Sezioni Unite. La sentenza afferma quali sono i requisiti imprescindibili affinché l'abogado possa esercitare in Italia con dispensa dalla prova attitudinale tanto temuta dai neolaureati.

Requisiti per esercitare in Italia in qualità di abogado

Si richiede che l'abogado eserciti la professione forense in Italia per almeno tre anni col titolo corrispondente al paese dell'Unione Europea dove l'abbia ottenuto, a decorrere dalla data di iscrizione nella sezione speciale dell'albo degli avvocati. La buona fede nell'aver utilizzato il titolo di avvocato non può essere causa di esenzione. Così si è pronunciata la Corte di Cassazione rispetto ad un ricorso di un abogado che aveva richiesto al Consiglio dell'Ordine della sua provincia la dispensa dalla prova attitudinale e il passaggio all'iscrizione nell'albo degli avvocati ordinario.

Considerazioni finali

La notizia è di particolare interesse perché, mentre sinora erano i singoli collegi professionali territoriali a prendere posizione in materia, adottando ognuno una posizione diversa e quindi provocando episodi di differenza di trattamento, adesso è la stessa Corte di Cassazione che decide mettere più stabilità nella regolamentazione degli avvocati stabiliti.

Sembra che l'escamotage per evitare la prova attitudinale italiana sia ormai più arginato, rimangono però dubbi sulle differenze di trattamento adottate dalle corti d'appello che si occupano della correzione degli scritti degli esami di abilitazione con criteri diversi tra di loro.

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Scritto da

Chiara Signorelli

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