Conviene fare ricorso in appello?

Inviata da Nicole. 18 ott 2019 Diritto processuale

La situazione è la seguente. Un imputato per il reato di stalking alla fine del primo grado viene condannato a due anni a fronte di una richiesta di tre anni richiesta dal PM e di una “pena congrua” fatta dall’avvocato di parte civile (perdonatemi se intervengo ma, chiedere alla giudice una “congrua pena” sa un po' di fifa cioè come dire “giudice vedetevela voi io non voglio fare richieste chiedo solo che sia condannato, sull’entità della pena vedetevela voi”). Ecco, passano di 90 giorni che si è presa la giudice per il deposito delle motivazioni. Poi ci sono i 45 giorni (comprensivi di festivi) in cui una delle parti (anche tutte e tre veramente) possono proporre ricorso presso la corte d’appello avverso la sentenza impugnando le motivazioni o qualsiasi altra cosa abbiano in “mano”. Ora dico questo. L’imputato, che fino a quel momento era ai domiciliari con braccialetto elettronico e che dovrebbe andare in carcere (recidivo di altre pene quindi non puo’ beneficiare della pena sospesa), se propone ricorso il suo avvocato non va in carcere perché non passa in giudicato e quindi si fa almeno altri otto mesi ai domiciliari in attesa del processo di secondo grado, che magari gli va pure bene. Il PM o la parte civile se ricorrono in appello fanno un “piacere” all’imputato? Cioè, mi spiego meglio. L’avvocato dell’imputato al suo assistito dice che gli è andata fin troppo di lusso e che un eventuale ricorso in appello non avrebbe benefici in termini di riduzione della pena. Il PM, o la parte civile, O entrambi, ricorrono in appello. In questo caso in attesa della pronuncia del secondo grado di giudizio l’imputato resta ai domiciliari o deve (anche se con pena non ancora definitiva grazie all’appello del PM) andare in carcere? Perché in una situazione del genere, considerando che dal momento del ricorso all’appello passano mediamente tra gli otto mesi ai 12 mesi. Questi se pure gli fosse data una pena più grave rischia di farseli tutti di domiciliari.

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Gentile signora Nicole,finché dura il processo non vi è una sentenza definitiva,per cui possono protrarsi le misure cautelari ma non può eseguirsi la sentenza.Se la condanna è stata a 2 anni di reclusione e già ha espiato 8 mesi di detenzione,ben difficilmente il condannato,in caso di esecuzione,sarà tradotto in carcere ma presumibilmente si avvarrà di istituti che consentono di evitare la carcerazione.Cordialmente avv.Alfredo Guarino Napoli

Avv. Alfredo Guarino Avvocato a Napoli

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Buongiorno,
se il PM fa appello è per richiedere una pena superiore a quella data dei due anni e quindi potrebbe essere problematico, la parte civile se vuole può fare appello sulle questioni civili del risarcimento danno ma non tocca la pena.
In questo caso fare appello può essere vantaggioso sia per una possibile riduzione di pena o eventuale assoluzione, se fosse possibile, sia per la questione degli arresti domiciliari che proseguirebbero facendo scontare parte della pena e quindi riducendo il rischio di essere detenuto in carcere.
Ne parli comunque con l'avvocato che vi ha seguito perchè conosce il fascicolo e saprà darvi le migliori informazioni.
Cordiali saluti
Avv. Jacopo Pepi, Firenze

Studio Avvocati Pepi Avvocato a Firenze

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Buongiorno, la parte civile ha diritto di proporre appello, ma solo per quanto riguarda gli effetti civilistici della sentenza.
Ciò comporta che la sentenza, in caso di impugnazione esclusiva della parte civile, con riferimento all'entità della pena inflitta, può considerarsi irrevocabile.
Saluti

Studio Legale Avv. Salvatore Pirrone Avvocato a Termini Imerese

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