Rinvio di video e immagini: conseguenze sociali e penali

Quali sono le pene per chi condivide un'immagine o un video senza consenso?

3 OTT 2016 · Tempo di lettura: min.
Rinvio di video e immagini: conseguenze sociali e penali

Potremmo star commettendo un reato solamente premendo un tasto?

L'impatto delle nuove tecnologie e l'irruzione delle reti sociali ha cambiato diversi aspetti della nostra società. I reati non sono un'eccezione, basti pensare ai pirati informatici che si dedicano a saccheggiare conti bancari online o a trafficare dati personali. Nonostante ciò, non tutti i reati che si possono commettere via internet sono così pittoreschi.

Attualmente, inviare dati attraverso le reti sociali e i servizi di messaggeria istantanea è una cosa normale. Sarebbe molto difficile trovare qualcuno che non abbia mai condiviso con i suoi familiari o con i suoi amici immagini o video. Purtroppo non si tratta solamente di contenuti divertenti o interessanti, ma anche di dati sessuali ripresi e/o diffusi senza il consenso di chi vi appare.

Sono stati diversi i casi degli ultimi anni che sono diventati tristemente famosi, specialmente quando qualcuno dei protagonisti è un minorenne. Uno dei casi più recenti e mediatici è stato quello di Tiziana Cantone che, dopo la diffusione massiva di un suo video hard, si è suicidata. Non è necessario approfondire le ragioni del perché questo genere di contenuto acquisisca una rapida diffusione.

Ciò su cui bisogna riflettere è la nostra responsabilità nella viralità di questi video e le gravi conseguenze che hanno su quelli che vi appaiono e per noi stessi.

Ogni volta che un contenuto di questo tipo appare nei nostri cellulari e lo inviamo ai nostri contatti, stiamo commettendo un reato. La domanda è: "Come è possibile che stia commettendo un reato se non ho registrato questo video né ne sto traendo profitto?". Il principale problema di questi comportamenti è la nostra sensazione che premere il tasto "inviare" sia un atto innocuo, senza conseguenze nel mondo reale e senza nessuna rilevanza penale. Sembra che sia necessario che il danno diventi visibile attraverso tragedie concrete che ci facciano prendere coscienza del pregiudizio, forse irreversibile, che possiamo provocare schiacciando un semplice tasto.

Cosa dice la legge?

In generale, la legge stabilisce, ad esempio secondo l'articolo 10 del codice civile sul diritto all'immagine, che si possono pubblicare immagini o video solamente se viene dato il consenso della persona che vi è ritratta. Nel caso dei minori, inoltre, sarà necessario il consenso dei genitori o di chi ne esercita la potestà. Le uniche eccezioni riguardano i personaggi noti o quelle immagini e video che riguardino avvenimenti di interesse pubblico o che si svolgano in pubblico. Non è necessario il consenso, inoltre, nel caso in cui la pubblicazione abbia finalità di giustizia, di polizia, scientifiche, culturali o didattiche.

A livello civile, nel caso in cui si pubblichino video o immagini in maniera illecita è possibile richiederne la rimozione immediata e un risarcimento danni. A livello penale, invece, si può incorrere in due reati.

Reato di diffamazione

Il soggetto rischia, oltre di dover risarcire i danni, di incorrere nel reato di diffamazione aggravata (articolo 595 del codice penale) che si punisce con multe non inferiori ai 516 euro o con una pena di reclusione da sei mesi ai tre anni.

Reato di trattamento illecito di dati

Chi pubblica immagini o video che ritraggono un terzo soggetto, senza il suo consenso, con l'obiettivo di recare danno o di trarne profitto, può essere condannato al reato di trattamento illecito di dati che viene punito con una pena di reclusione di un massimo di tre anni.

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StudiLegali.com

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