Permesso premio ad un ergastolano. La coraggiosa ordinanza del Tribunale di Sorveglianza di Perugia

Prime applicazioni da parte della magistratura di Sorveglianza dei principi enucleati dalla Corte Europea dei diritti dell'Uomo e dalla Corte Costituzionale

16 FEB 2021 · Ultima modifica: 17 FEB 2021 · Tempo di lettura: min.
Permesso premio ad un ergastolano. La coraggiosa ordinanza del Tribunale di Sorveglianza di Perugia

Ci sono volute una sentenza della Corte Europea dei diritti dell'Uomo (Viola contro Italia) ed una sentenza della Corte Costituzionale, la 253/19, perché finalmente si giungesse ad affermare che anche un ergastolano per delitti di mafia può sperare di ottenere benefici diversi dalla liberazione anticipata.

L'ordinanza in commento brilla non solo perché ha fatto buon governo dei principi enucleati dalle più alte Corti, ma anche perché, coraggiosamente, pur in presenza di note della DIA e della DDA che affermavano la pericolosità sociale del detenuto, ha avuto il coraggio di discostarsi da quelle conclusioni, valorizzando altri dati, provenienti per la maggior parte dall'amministrazione penitenziaria e dall'attività defensionale.

Il detenuto, in passato, aveva fatto richiesto di permesso tentando la strada dell'impossibilità della collaborazione, ex art. 4 bis, comma 1 bis. legge ordinamento penitenziario, vedendosela però rigettare.

Sospeso il procedimento in attesa della pronuncia della Corte Costituzionale, il Tribunale di Sorveglianza rielevava come il Giudice delle Leggi avesse dichiarato l'illegittimità dell'art. 4 bis O.P. nella parte in cu non prevedeva che fossero concedibili misure premiali diverse dalla liberazione anticipata, qualora fosse dimostrata l'assenza di collegamenti con la criminalità organizzata.

Il Tribunale di Sorveglianza procedeva pertanto ad un' istruttoria completa, fatta di elenchi di telefonate e soggetti con cui il detenuto si era intrattenuto per via epistolare, frequenza degli stessi, evoluzione psicologica e culturale, alcuni degli elementi utilizzati dal Tribunale per affermare la meritevolezza del detenuto ad ottenere un permesso premio di 10 ore, da eseguirsi lontano dal luogo in cui vennero commessi i delitti.

Un'ordinanza, insomma, che dà speranza a chi, nel carcere, ha trovato un'opportunità di cambiamento e che forse consente anche di superare il pregiudizio secondo cui il carcere finisce per peggiorare i detenuti.

Seppur lentamente, forse stiamo diventando un paese civile, in cui le parole rieducazione e risocializzazione riguardano tutti i detenuti, e non soltanto una parte di essi.

Scritto da

Studio legale Adele Manno

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