Voglio denunciare mia sorella perchè mi impedisce di comunicare con mia madre.

Inviata da Antonio. 3 mar 2020

A seguito di un diverbio avvenuto circa un anno fa con mia sorella sono costretto a sentire mia madre al telefono privato di una gentilissima operatrice del Centro Anziani diurno che frequenta dal lunedì al venerdì . Il suo telefono, con Sim intestata a me che provvedevo a caricare regolarmente, risulta essere sempre spento. Ho provato più volte a chiamare mia sorella per poter parlare con mia mamma senza ottenere risposta ed a nulla servono i miei messaggi che la invitano ad accendere detto telefono. Faccio presente che mia madre abita a casa di mia sorella in Lombardia ed è affetta da Demenza Senile mentre io abito nel Lazio. Con frequenza bimensile vado a trovarla un paio di giorni alloggiando in albergo con il rischio concreto, vista l'assenza di informazioni, di non trovarla al Centro Anziani al mio arrivo e non poterla vedere.

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Gentile Sig. Antonio,
la situazione che lei descrive è molto grave perché idonea a ledere l’equilibrio psicofisico (già molto fragile) di un anziano affetto per giunta da demenza senile il cui benessere psicofisico si concreta anche (e non solo) nella necessità dell’assistenza morale da parte del proprio figlio.
Occorre pertanto valutare, previa diffida a Sua sorella, oltre alla possibilità di una denuncia querela in sede penale anche e primariamente l’eventualità di un ricorso al Giudice tutelare al fine di ottenere un decreto d’urgenza che Le consenta di vedere immediatamente Sua mamma, di entrare anche in casa di Sua sorella qualora sua mamma alloggi abitualmente presso la stessa e, cosa più importante, che preveda la nomina di un amministratore di sostegno con eventuale accertamento dell’idoneità delle cure prestate a Sua mamma.

Tenga presente che l’amministratore di sostegno che può essere anche lei o sua sorella (o altro soggetto esterno in caso di conflitti familiari) deve svolgere i propri compiti tenendo prima di tutto in considerazione i bisogni e le aspirazioni del beneficiario. L’istituto in questione non si occupa infatti soltanto delle questioni economiche del beneficiario ma anche e prima di tutto della tutela del benessere psicofisico dell’amministrato.
Per mio dovere deontologico aggiungo che l’intera procedura non è soggetta alle normali spese di giustizia dei procedimenti giudiziali e può essere attivata, senza che sia necessaria l’assistenza di un legale (che è invece obbligatoria nei casi più gravi di interdizione, e sempreché questa non venga promossa d’ufficio dal pubblico ministero). L'istanza va presentata al tribunale del luogo di dimora abituale del beneficiario nella cancelleria dell'Ufficio del giudice tutelare.
Cordialità Avv. Anna Piroddi

STUDIO LEGALE Avv. Anna Piroddi Avvocato a Cascina

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Egregio sig.Antonio,mi associo al parere dei Colleghi:procedere subito con una legale diffida e,se unfruttuosa,ricorrere al Giudice Tutelare,consigliando l'assistenza di un avvocato.Cordialmente avv.Alfredo Guarino Napoli

Avv. Alfredo Guarino Avvocato a Napoli

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Caro Antonio

il suggerimento che le do è di cominciare a documentare questa situazione predisponendo con l'assistenza di un legale una diffida dove si ricostruiscono in maniera dettagliati i fatti e si contesta il comportamento di sua sorella.

Sarebbe inoltre utile capire se sua sorella ricopre il ruolo di Amministratore di Sostegno (o Tutore) di sua madre, perché in questo caso ci potrebbero essere delle ulteriori responsabilità in capo alla stessa.

Qualora volesse un supporto, non esiti a contattarmi.

Cordiali saluti,
Avv. Antonio Sirica

Sirica Legal | Studio Legale Avvocato a Savona

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