Sequestro del telefono e prassi di lavoro
Buongiorno. Mia moglie è andata per sporgere denuncia dai carabinieri per un raggiro fatto dalla sorella utilizzando una sua carta prepagata, superficialmente ha omesso di aggiungere di averle dato (avendo fiducia) dei codici dispositivo che non pensava riguardassero truffe ma acquisti di pacchetti TV con cui la stessa ha prelevato soldi relativi a queste truffe.
In caserma le è stato chiesto di visionare il telefono ed essendo lei in buona fede, lo ha mostrato, finendo per risultare complice agli occhi della maresciallo.
Premetto che lei ha bloccato la carta prepagata appena scoperto la/le truffe in corso e ha bloccato conti associati alle carte, compresa l'inserzione che ha continuato a restare sul sito per 2 giorni senza che i carabinieri, già informati, facessero nulla per evitare che altre persone venissero truffate.
La domanda però è questa, le hanno sequestrato il telefono e ad oggi, si rifiutano di dare il nominativo del PM a cui hanno chiesto la convalida del fermo (probabile che ne abbiano fatto richieste molteplici, so che lo hanno già fatto e non capisco perchè violare le norme a loro sia concesso) e nonostante trascorse ormai 30 ore senza che sia stato convalidato il sequestro, ci dicono solo che la maresciallo (che peraltro si nega anche al colloquio) ci chiamerà quando avrà notizie.
Mi chiedo, è la prassi corretta? Io visto l'andamento della cosa ero propenso a presentare un esposto alla procura della repubblica, vista l'assoluta certezza che qui vi è un accanimento verso una persona innocente per colpire la sorella che hanno più volte fermato e rilasciato ed ora che potrebbero arrestare si è resa irreperibile.