Sequestro amministrativo cautelare Porto d'arma e fucili
Mio padre in data 17/01in corso di battuta di caccia feriva un compagno di squadra in maniera grave cagionando un ricovero di 40 gg e prognosi superiore.
Intervenuti i carabinieri per i rilievi si contestava l'imprudenza non la volontarietà nell'offesa.
In data 06/02 veniva inviata alla locale Autorità Giudiziaria comunicazione per il reato di cui agli art. 583 c.1 e art.590 c.p.
In data 22 febbraio il C.C. procedeva al sequestro amministrativo della Licenza di Porto di Fucile sequestro operato come provvedimento cautelare di cui agli art. 7 c.2 L.241/90 e art 39 TULPS nelle more di un eventuale procedimento di revoca della licenza stessa fondata sul possibile abuso di armi o mancanza di requisiti per il possesso.
In data 22Marzo la Questura competente preso atto del reato ascritto , considerando che nella dinamica dell'incidente si ravvisa la capacità di abusare delle armi nonchè la possibile carenza dei requisiti prescritti di cui agli artt. 11 e 43 TULPS decreta la revoca della Licenza di Porto di Fucile.
In data 06 Aprile il C.C. procedeva al sequestro amministrativo cautelare di tutte le armi e munizioni in possesso su disposizione della Prefettura datato 5 Marzo. Tale sequestro veniva operato come misura cautelare di cui art. 7 c.2 L.241/90 e art. 39 TULPS nelle more del
procedimento penale ascritto presso la Procura della Repubblica c/o Tribunale competente ovvero del procedimento amministrativo di revoca della licenza di porto d'arma.
Precisando che l'offeso non ha sporto querela e che ancora non abbiamo interpellato nessun legale,
chiedo se sia opportuno, raccomandabile,necessario impugnare tali provvedimenti (tramite ricorso gerarchico o giurisdizionale al TAR).
Inoltre considerando il termine dei 150 gg per provvedere alla cessione delle armi sequestrate chiedo se io, figlio convivende nel medesimo domicilio, possa acquisire tali armi o se ciò creerebbe una incompatibilità.
Gabriele