regolarizzazione finestre irregolari
Ho un cortile, di mia esclusiva proprietà, su un lato del quale (ad angolo rispetto all'ingresso del mio garage), a confine, vi è un edificio di altra proprietà. Fino al 2017, esso era sede di attività produttive e aveva una decina di aperture in vetro opaco, con caratteristiche, ex art 900 c.c., di luci, ma con soglie a m 1,80 dal piano di campagna (piano terra) e m 1,30 dal piano di calpestio (primo piano), anzichè, come da codice, rispettivamente a m 2,50 e m 1,50, e prive di grata e griglie, ma dotate di apertura che non permettevano in alcun modo né la "perspectio" né la veduta. A seguito di vendita, cambio destinazione d'uso e ristrutturazione, esse sono state trasformate in finestre vere e proprie. Inutili le mie richieste "bonarie" di ripristinarle allo stato originario. Il legale dei proprietari controbatte su 4 punti: 1) dovevo fare istanza fin che era una nuova opera (un anno); 2) il comune ha rilasciato regolare licenza e l'azione da me richiesta comporterebbe (a suo dire) la revoca dell'abitabilità, lasciando "in mezzo alla strada" i suoi clienti; 3) fin dalla nascita (1956) le aperture hanno una soglia sporgente sul mio cortile, e ciò (sempre a suo dire) basta a dichiararle finestre; 4) la distanza dalla mia abitazione (ma non dall'ingresso del mio garage) renderebbe di scarso valore il danno alla mia privacy. Io invece invoco il non maturato usucapione ventennale e la possibilità di ottenere in sede giudiziale quanto da me voluto. Chi ha ragione?