Posso denunciare mia madre e il marito per
Premessa: ho 45 anni, una figlia di 11 e un compagno di 52.
Sono cresciuta in una famiglia disfunzionale, tra donne, dopo la morte del nonno quando avevo 10 anni.
Ho vissuto nella casa della nonna materna narcista-invasiva, accanto alla casa da lei regalata a mia madre, che è stata assente con me e considerata dalla sua mamma una pecora nera. Io sono stata la bambina fantasma. E l'adulta fantasma.
Avevo chiesto, quando a mia madre donarono la casa, di vivere con lei.
Mi fu impedito con un ricatto: la stanza dove sarei andata a dormire non poteva essere modificata a parte il letto. Ed era una sala da pranzo e io avevo 5 anni! Mia madre non fiatò. In compenso, a 10 anni, per dare un presunto sollievo a mio nonno ammalato di tumore al cervello, mi portò a tradimento dal parrucchiere e mi fece tagliare i capelli corti, senza avvisarmi. Anni dopo mi spiegò che così pensava di rendere più sereno il papà, dimostrando che i capelli non erano importanti.
Non ho mai conosciuto mio padre. Mia nonna aveva deciso che lui fosse un soggetto pericoloso e dopo la breve storia d'amore tra i miei genitori non volle che io avessi rapporti con lui. Mia madre non fece nulla per opporsi. Potrei andare avanti a lungo, ma fo un salto temporale. Mia nonna ha sempre promesso a me la casa dove sono cresciuta con lei.
Dopo lo scandalo dei bond argentini si trovò ad avere problemi di soldi. In origine, pensò di mettere una ipoteca sulla casa di mia madre. Poi si accordò con il marito di mia mamma (sopraggiunto intorno al 2000): lui le dava un tot al mese e, a tempo debito, si sarebbe impegnato a pagare all'altro erede quanto dovuto per lasciarmi la casa. In cambio, lei non metteva ipoteche da nessuna parte. Ma non lo ha scritto nel testamento. Quando mia nonna era già mal messa e bisognosa di una badante, dissi a mia madre che volevo tornare a vivere a casa da lei con la mia famiglia. La casa era malandata, ma spaziosa e in un bel quartiere. Intervenne il marito di mia madre, che mi dissuase proponendomi di andare a vivere nel suo ex studio, 100 metri quadri al piano rialzato di un quartiere decisamente più pop. Finse che avrei potuto anche venderlo, ma non c'erano i tempi tecnici.
A parole, tra me e lui, l'accordo era: viviamo nell'ex studio per 4 anni, ammortizziamo le spese di ristrutturazione e poi troviamo una soluzione definitiva. O la casa della nonna o qualcosa di paragonabile.
Alla morte di mia nonna, mia madre il marito avevano già venduto la casa che la nonna le aveva regalato per prenderne una più di loro gusto. Dove io non sono mai stata invitata. Pochi mesi dopo, mia madre mi invitò a bere un aperitivo al bar.
Dopo un secondo, mi annunciò che avevo 3 mesi per togliere la mia roba da casa della nonna, perché la vendeva. E che i soldi della vendita sarebbero andati al marito, oltre che all'altro erede. In quel periodo mi impose di terminare di portare via le cose in 3 giorni e con 2 sole fasce orarie, non compatibili con i miei impegni. E per sicurezza, per evitare che traslocassi la sera fuori dall'orario da lei stabilito, cambiò la serratura della casa. Senza dirmelo.
Il marito, che in passato aveva garantito al mio compagno che si sarebbe sempre occupato economicamente della nipote e non lo ha mai fatto, a questo giro promise di regalarmi un bel po' di soldi. Mai visti.
Pochi mesi avviene un altro atto increscioso. Il nonno esprime il desiderio di vedere nostra figlia, ma era un weekend in cui lei era presa e non poteva. Lo avvisiamo. E lui ci ha scritto che eravamo due stronzi e che così perdevamo anche la villa dei nonni al lago, dove passiamo le vacanze con ns figlia e cui sono legatissima.
Per ora non pare in vendita. Ma è una forma di violenza psicologica.
Torniamo al presente. Ormai viviamo in questo ex studio da 5 anni.
Lui è benestante. Molto. E non posso andare in nessuna delle sue case.
Paga lui le spese dell'ex studio (non le bollette), ma io non posso andare nemmeno all'assemblea del condominio.
Non mi parlano da mesi. Lui da 2 anni. Stupidi pretesti. La verità è che lui vuole l'assoluto controllo su mia madre e l'ha isolata da tutti e tutto. Per capirci: è l'uomo che dice alla moglie: "scegli tra me e tua figlia". La moglie, mia mamma, ovviamente stette zitta.
Detto questo lui non vuole più tornare a lavorare in questo ex studio, eppure non è disposto a ragionare sulla possibilità di venderlo o affittarlo per darci una casa normale. Che non è un diritto scritto. Ma forse, in un caso del genere, non potrebbe essere discusso?
GRAZIE