Causa ereditaria su immobile con compromesso di vendita fatto e caparra data

Inviata da Marco. 16 gen 2017 Eredità

Buonasera,
premetto di avere già un avvocato che mi segue nella storia, ma mi farebbe molto piacere conoscere anche altri pareri.
I nomi sono inventati (a parte il mio), ma la storia è questa:
Marco (io) vuole acquistare una casa, la trova, parla con i proprietari, tratta per il prezzo, raggiunge un accordo e fa il compromesso (che non viene trascritto, ma solo registrato), dando una grossa caparra (non sto a spiegare le ragioni della caparra, che non ci interessano). I proprietari risultano essere due: Sara, 45 anni, che possiede la nuda proprietà, e Vincenzo, 70 anni, marito della madre defunta di Sara, che ha invece l'usufrutto. Viene definito il giorno dell'atto definitivo e il tale giorno le parti si trovano dal notaio per concludere l'affare. Prima che questo venga concluso, il notaio ricontrolla nuovamente (lo aveva già fatto prima di fissare l'incontro, ovviamente) se ci sono pendenze sull'immobile. Sorpresa! Antonio, fratello di Sara, ha fatto causa a Sara (trascrivendo) proprio il giorno prima del nostro incontro, affermando che la casa che lei sta vendendo lede la legittima sua e di Alfonso, l'altro fratello, perché quell'atto di acquisto di anni prima (quello con cui Sara è venuta in possesso della nuda proprietà di quell'immobile) altro non è che una donazione da parte della madre, una simulazione di vendita per favorire la figlia, rispetto agli altri due figli. L'accusa infatti sostiene che la casa sia stata pagata interamente dalla madre e può (a suo dire) tranquillamente dimostrare che Sara non avrebbe, al tempo, mai potuto comprare un immobile in quanto disoccupata, residente con la madre, ecc. Viene dunque ricostruita la faccenda, che è la seguente: anni prima Giorgio vende la casa a Sara, Vincenzo e Maria (madre di sara e moglie di Vincenzo) in una formula dove Sara si intesta la nuda proprietà, mentre Vincenzo e Maria prendono l'usufrutto. Anni dopo Maria muore e Sara e Vincenzo decidono di vendere. Al che arriva Marco che vuole comprare, senza sapere ovviamente niente di tutto quello che sarebbe successo e la storia si riaggancia con quanto detto all'inizio.
L'atto dal notaio viene bloccato e Marco riesce ad ottenere un comodato d'uso gratuito per diversi mesi, per poter abitare l'immobile che contava di avere in suo possesso da quel giorno e che invece è fermo per via della causa. Passano molti mesi, i tre fratelli hanno un'udienza, poi un'altra, poi chissà. Fatto sta che al termine ultimo, deciso di comune accordo e firmato da tutti, la parte venditrice non è riuscita ancora a risolvere i problemi con i due fratelli (o non ha voluto, ma questo poco importa). Il mio avvocato ed io siamo al recesso e alla richiesta del doppio della caparra versata (oltre ad altri danni che non sto adesso a menzionare) e, vista la caparra insolita, si tratta di una cifra davvero importante (almeno per me). Nel frattempo i due fratelli stanno mandando avanti la loro causa, nella quale anche loro chiedono cifre abbastanza importanti. Il punto è che la signora Sara è nullatenente, se non fosse per la casa in questione. I soldi versati come caparra sono stati probabilmente fatti sparire (chi non lo farebbe?) e quindi, per poter pagare tutti, sempre dando per scontato che risulti perdente su tutti e tre i fronti, viste le evidenze, si deve necessariamente ricorrere alla casa stessa. Ora, se avesse trovato un accordo con i due fratelli, saremmo andati all'atto definitivo, io avrei pagato la parte rimanente e lei, con quei soldi (con la sua parte, visto che comunque c'è sempre Vincenzo che ha diritto ad 1/3 del valore della vendita), avrebbe pagato i fratelli, e invece no, l'accordo lei non lo ha trovato e costringe anche noi ad andare in causa, chiedendo soldi che lei sicuramente non ha.

A questo punto mi chiedo e soprattutto vi chiedo: quali sono le possibilità legali più vantaggiose per Marco? Cosa consigliereste di fare? E ancora: non esiste un modo per non bloccare l'immobile e il mio acquisto (che con la causa non c'entro niente), ma bloccare invece le somme che verrebbero versate con l'atto definitivo, per poi darle, a causa conclusa, a chi ne ha diritto? In questo modo io comprerei casa, Sara avrebbe i soldi per poter pagare i fratelli qualora avessero ragione e tutto sarebbe molto più rapido, mentre nella situazione attuale ci sono ben 4 famiglie bloccate in un gioco di incastri apparentemente senza soluzione ed io, che non c'entro niente, mi trovo senza soldi e senza casa, con l'unica mia forza che è quella di esserci dentro.

Ringrazio tutti.

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La vicenda è troppo complessa per dare risposte su un forum. Il suo avvocato che conosce meglio la vicenda le saprà sicuramente dare il consiglio migliore. Direi che in passato sono stati fatti molti errori. Dalla mancata trascrizione del preliminare alla stessa stipula in presenza di una donazione. Il risultato era abbastanza prevedibile.

Avvocato Francesco Patanè Avvocato a Acireale

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