case donate di diverso valore ed eredità

Inviata da Elio. 1 mar 2015 Eredità

Salve,
siamo 3 figli, in comune accordo con i nostri genitori, si decise, quando nostro padre era ancora in vita, di procedere con una donazione di 3 case di proprietà di nostro padre. Si è deciso di donare quella più grande (400000e) alla seconda figlia che sarebbe stata la prima a formare famiglia, quella media (300000e) alla terza figlia, quella piccola (200000e) al primo figlio, con l'accordo che la seconda figlia avrebbero dato la differenza al primo figlio quando questo avesse formato famiglia.
C'è una quarta casa (650000e) in cui ora vive nostra madre che desidera restare in questa abitazione e che andrà in eredità tra molti anni.
L'accordo è sempre rimasto chiaro tra i 3 figli e nostra madre, più volte si è parlato negli anni dell'esigenza del primo figlio che dopo laurea, lavoro, moglie, ora si trova ad acquistare una casa per viverci con la famiglia.
La proposta della seconda figlia, in alternativa a dare subito l'importo, era di pagare una parte del mutuo al primo figlio per regolarizzare la differenza tra le case donate e permettergli di ottenere il mutuo ed acquistare la casa.
In base a questi accordi il primo figlio ha fatto una proposta d'acquisto per una casa versando un anticipo.
Si sottolinea che madre e figli sono sempre andati d'accordo e c'è completa intesa sulla regolarizzazione tanto che qualche mese fa sono state valutate esattamente le case per procedere a tutti i calcoli.
L'accadimento è che il marito della seconda figlia adesso si è intromesso dichiarando che è lui il responsabile ora avendo sposato la seconda figlia, che i nostri accordi non hanno valore e che il primo figlio non può chiedere nulla.
Dichiara che solo quando andrà in eredità la quarda casa si potranno valutare le differenze di valore delle case donate.
Faccio presente che la casa donata alla seconda figlia è di proprietà di lei perché donata prima del suo matrimonio.
Vorrei sapere :
- se il marito della seconda figlia può intromettersi in questo modo e in questo momento;
- se il primo figlio non può pretendere nulla nonostante un accordo riconosciuto da tutti i 3 figli;
- se, ora o quando andrà in eredità la quarta casa, il primo figlio può veder riconosciuto un diritto nel calcolo dell'eredità sul fatto che la seconda figlia ha goduto per molti anni di un bene di maggior valore (casa di 400000e invece di una casa da 200000e).

Grazie.
Un cordiale saluto.

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Gentilissimo sig. Elio,
premetto che il cognato inseritosi nella vicenda è, sotto l'aspetto giuridico, del tutto estraneo ad essa ma, di fatto, il suo intervento è legittimo nella misura in cui sua moglie (la 2ª figlia) consente che lui la rappresenti in questa vicenda.
Ciò premesso, quello che egli sostiene è, effettivamente, corretto se gli immobili donati erano di proprietà della madre: se così fosse, infatti, l'accordo raggiunto a suo tempo dai familiari non avrebbe nessun valore giuridico ma sarebbe un mero vincolo morale tra i contraenti.
Se, invece, la proprietà di quegli immobili apparteneva al padre, al riequilibrio delle quote avrebbe dovuto provvedersi già alla morte di quest'ultimo, visto che in quella successione gli stessi rientravano: in tal caso, entro 10 anni da quella morte è possibile intraprendere un giudizio per impugnare la ripartizione delle quote ereditarie.
Rimango a Sua disposizione per ogni ulteriore chiarimento, approfondimento e necessità al riguardo.
Cordialmente
Avv. Livio T. Operamolla

Avv. Livio Teseo Operamolla Avvocato a Margherita di Savoia

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È chiaro che il cognato non è legittimato ad intromettersi, salvo non sia delegato a trattare da parte della moglie. In ogni caso, se gli accordi sono stati presi solo verbalmente e non risultano da alcuna scrittura o testamento, non vi è un obbligo giuridico a farli osservare. Non so da quanto tempo è mancato il papà e come vi siete regolati, se vi era un testamento o meno. Occorre, se manca l'accordo, procedere a fare i conti del valore delle case e fare la collazione, ossia determinare il valore dell'asse ereditario, come se non fossero state fatte le donazioni, quindi determinare le quote e regolare i necessari conguagli. In tal caso, vi sarebbe l'obbligo anche per chi non vuol stare agli accordi.
Resto a disposizione

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Buongiorno Sig. Elio,
deve rivolgersi ad un avvocato esperto in successioni.
Il professionista le potrà consigliare lo strumento (o gli strumenti) più adatto per ristabilire la volontà di tutti e/o per tutelare i suoi diritti. Cordiali saluti. Avv. Luigi Cardillo

Avv. Luigi Cardillo Avvocato a Agrate Brianza

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Gentile Elio,
cerco di risponderLe sinteticamente per cercare di essere più che mai chiaro, fermo restando che sono a Sua disposizione per approfondire la questione.
1) il marito della seconda sorella è del tutto estraneo alla futura successione della signora, ragion per cui dovrebbe favorire e comunque non ostacolare gli accordi;
2) al di là dell'accordo in essere tra fratello e sorelle, che se dovesse trovare effettivamente esecuzione eliminerebbe ogni discussione e problema, il fratello avrebbe certamente diritto di pretendere in futuro che si tenga conto di tutte le donazioni effettuate a favore delle altre due sorelle (non solo della seconda figlia ma anche della prima). Per stabilire infatti la legittima quota ereditaria che spetterà ad ognuno, sarà infatti necessario che vengano considerate tutte le donazioni effettuate durante la propria vita dalla madre.
Sono a Sua disposizione per un approfondimento.
Cordiali Saluti
Avv. Riccardo Galli

Avv. Riccardo Galli Avvocato a Piacenza

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