Violazione del diritto di visita: non giustifica la sospensione del mantenimento

L'uomo aveva sospeso il proprio adempimento "nel vano tentativo di indurre l'allora coniuge a non impedirgli di frequentare vedere le sue figlie".

2 NOV 2017 · Tempo di lettura: min.
Violazione del diritto di visita: non giustifica la sospensione del mantenimento

Secondo una recente sentenza della Corte di Cassazione, la sospensione dell'assegno di mantenimento non può essere giustificata attraverso la violazione del diritto di visita.

In sede di separazione e di divorzio, vengono prese decisioni riguardanti l'affidamento dei figli e gli assegni di mantenimento. Cosa succede se l'ex coniuge non permette al padre di vedere i suoi figli? Può smettere di pagare l'assegno di mantenimento? La risposta a quest'ultima domanda è stata confermata da una recente ordinanza della Corte di Cassazione, la n. 21688/2017, confermando in parte la sentenza della Corte di appello di Palermo.

Il caso

Nel 2006, viene richiesta al Tribunale di Termini Imerese la condanna al risarcimento danni a un ex marito, colpevole secondo l'ex coniuge e le figlie di non aver contribuito ai mezzi di sussistenza tra il 1986 e il 2002. L'uomo si era difeso affermando che l'ex moglie ostacolava il suo diritto di vedere le figlie e chiedendo a sua volta un risarcimento danni non patrimoniale da fatto illecito più una condanna secondo l'articolo 96 del c.p.c. Secondo l'uomo, inoltre, le tre donne "lo avevano in odio" in quanto gli avrebbero fatto mancare l'affetto dovuto a un marito e a un padre. In più richiedeva la restituzione di diverse somme di denaro versate come mantenimento. Il Tribunale di Termini Imerese aveva accolto la domanda delle tre donne.

In seguito, la Corte d'Appello di Palermo, con sentenza n.122 del 30.1.2015, ha confermato il risarcimento danni richiesto dal Tribunale, riducendo, però, la somma da versare alle tre donne. L'ex marito, dunque, ha deciso di fare ricorso in Cassazione. Secondo quanto riporta l'ordinanza, il ricorrente "si duole di essere stato condannato al risarcimento del danno in favore di tutte e tre le attrici" che precedentemente il giudice avrebbe "omesso del tutto di dar conto delle delle circostanze di fatto da lui considerate nel compimento della valutazione equitativa". L'uomo, infatti, aveva sospeso il proprio adempimento "nel vano tentativo di indurre l'allora coniuge a non impedirgli di frequentare vedere le sue figlie". In più, l'ex marito ha sostenuto di essersi fatto carico, seppur in esito a un giudizio penale, "tutti i propri obblighi nei confronti della ex moglie e delle figlie, sicché non residuava alcun danno risarcibile in favore di queste ultime".

Nonostante le motivazioni apportate dall'uomo, la Corte di Cassazione ha valutato che nonostante la violazione del diritto di visita, l'ex coniuge non era autorizzato a sospendere l'assegno di mantenimento. Secondo la sentenza, infatti, "l'obbligo del coniuge separato di consentire la visita dei figli all'ex marito, e l'obbligo di quest'ultimo di corrispondere l'assegno di mantenimento, non vi è alcun sinallagma, di talché è arbitraria, e non idonea a far venir meno il reato di violazione degli obblighi di assistenza familiare, la 'sospensione' dell'assegno divorzile, adottata unilateralmente quale strumento di coazione indiretta per indurre l'ex coniuge al rispetto degli impegni concernenti la frequentazione dei figli".

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