Una “dimenticanza” costata più di 2.000,00 euro.

​La Corte di Cassazione ha ritenuto colpevole di tentata frode in commercio il titolare di un esercizio commerciale che aveva omesso di segnalare il congelamento all'origine dei prodotti.

6 APR 2020 · Tempo di lettura: min.
Una “dimenticanza” costata più di 2.000,00 euro.

La Corte di Cassazione con sentenza depositata il 20 marzo scorso ha ritenuto colpevole di tentata frode in commercio il titolare di un esercizio commerciale (sorpreso a vendere alla clientela cornetti, strudel e fagottini) che aveva omesso di segnalare il congelamento all'origine di quei prodotti: una dimenticanza costata più di 2.000,00 euro di multa.

Veniamo alla vicenda.

Nel corso di un blitz in un locale che includeva bar, ristorante e pizzeria veniva accertato che nel magazzino del bar e in vendita erano presenti cornetti, strudel e fagottini congelati all'origine, mentre nella cucina del ristorante erano presenti ravioli, pasta fresca artigianale e funghi porcini congelati. Con un particolare decisivo: non era stato comunicato ai clienti l'originario stato di conservazione.

Il titolare dell'esercizio commerciale finiva sotto processo, con l'accusa di tentata frode in commercio e condannato a pagare 2.065,00 euro di multa.

La decisione veniva contestata dal titolare dell'esercizio commerciale che, tramite il proprio avvocato, ricorreva in Cassazione, sostenendo che "la sola condotta di detenzione non fosse sufficiente a configurare la tentata frode in commercio, esistendo la possibilità per il commerciante di non alienare o utilizzare quei prodotti".

Tale tesi non ha convinto i Giudici della Corte di Cassazione, i quali hanno confermato la sanzione irrogata al titolare dell'esercizio commerciale.

I magistrati hanno fatto leva sul principio secondo cui "la disponibilità di alimenti surgelati, non indicati come tali nel menu o negli espositori a disposizione della clientela, integra il reato di tentativo di frode in commercio, indipendentemente dall'inizio di una concreta contrattazione con il singolo avventore, in quanto tale comportamento è univocamente rivelatore della volontà dell'esercente di consegnare ai clienti una cosa diversa da quella pattuita".

Nel caso specifico, ad inchiodare l'imprenditore è stato il fatto che gli alimenti surgelati siano stati conservati nelle cucine, in modo tale da renderne evidente la loro destinazione alla preparazione delle pietanze da somministrare ai clienti dell'esercizio commerciale.

Che dire?! Attenzione alle occhiate "golose" che possono costare molto!

Scritto da

Studio legale Avv. Giulio Mario Guffanti

Lascia un commento

ultimi articoli su attualità