Spagna, la nuova terra promessa degli aspiranti avvocati Italiani

La Spagna si è convertita nella terra promessa a cui emigrarono l’83% degli avvocati italiani per ottenere il titolo finale per esercitare la professione nel proprio paese.

12 MAR 2014 · Tempo di lettura: min.
Foto di avvocatoinspagna.com, una delle aziende che si occupano del servizio di omologazione

La Spagna è diventata la terra promessa per l'83% degli aspiranti avvocati italiani, che migrano verso la penisola iberica per schivare il duro esame statale, gli oltre due anni di praticantato e poter convalidare senza troppe complicazioni il titolo che permette di esercitare la professione nel proprio paese.

Questo è ciò che riflettono i risultati resi pubblici dal CNF, Consiglio Nazionale Forense, in cui si nota inoltre che il 4% degli avvocati preferisce ottenere il titolo professionale in Romania, per un totale di circa 87% di giuristi che ha ottenuto l'abilitazione fuori dalle proprie frontiere. Lo stesso studio rileva che ben il 92% degli avvocati iscritti nell'elenco degli avvocati stabiliti sia di nazionalità italiana.

In Italia, oltre i cinque anni di studi in Giurisprudenza, i laureati devono fare due anni di tirocinio (normalmente non retribuito) e un duro esame statale per ottenere la suddetta abilitazione.

Per questo motivo- e grazie alla direttiva europea 2005/36/CE, relativa al riconoscimento delle qualifiche professionali, entrata in vigore in Italia dal 2001- molti giuristi neo-leaureati hanno deciso di emigrare verso paesi come la Spagna vedendone una possibilità concreta per agevolare l'ingresso alla professione.

Le agenzie intermediarie

In questa tendenza molte persone hanno trovato un vero e proprio business. Infatti sono numerosissime le agenzie ed aziende specializzate nell'offerta di servizi per facilitare la burocrazia connessa a gestire tutti gli aspetti dell'omologazione del titolo.

“Negli ultimi anni si è assistito alla nascita di molteplici associazioni e/o scuole volte unicamente ad assistere il candidato nell'iter volto a ottenere il titolo abilitativo all'estero" si legge nel dossier del CNF.

“È evidente che queste pratiche falsano la corretta concorrenza tra avvocati nei Paesi Ue, ma soprattutto mettono a rischio i diritti dei cittadini che si affidano a questi professionisti per la loro tutela", spiega Andrea Mascherin, consigliere segretario del CNF.

“I giovani aspiranti avvocati italiani, che seguono la corretta procedura dell'esame di abilitazione, sono svantaggiati rispetto a coloro che ottengono il riconoscimento di un titolo acquisito all'estero con scorciatoie e furbizie".

Tale tendenza ha creato un vero e proprio mercato di titoli professionali e su Internet si leggono annunci che destano sospetti sulla natura di tali agenzie.

“Offerta Avvocato 2014" è uno dei claim utilizzato da queste agenzie ma. entrando nel loro sito. si deduce che il valore dell'offerta si aggira intorno al modico prezzo di 3800 euro (4636 € Iva inclusa).

“La nostra guida non ti lascerà mai solo, dall'inizio fino alla fine di questo affascinante percorso, terminando solo quando tu avrai ottenuto finalmente il titolo di avvocato italiano", si legge nella web, che spiega i quattro semplici passi da seguire e le visite alle autorità spagnole, italiane e le università.

Il CNF ricorre alla Corte di Giustizia Europea per abuso di diritto

Il CNF, che controlla da anni tale fenomeno, lo ha denunciato alla Corte di Giustizia delle Comunità Europee, ponendo come base del suo ricorso l'abuso del diritto in base ai principi del Trattato UE.

Secondo il CNF, tali pratiche per l'omologazione all'estero possono compromettere la qualità professionale dell'avvocato e creare quindi problemi anche ai cittadini che non possono più fidarsi delle prestazioni dei professionisti.

Inoltre, il CNF ha allertato sul comportamento di tali agenzie considerando le loro condotte come ingannevoli e poco trasparenti. Infatti, spesso, i costi cambiano durante il processo.

Tutto questo viene letto dal Consiglio come uno svantaggio qualitativo nel confronto tra gli italiani che possono permettersi di ricorrere a tali agenzie, potendo semplicemente sborsare un'ingente somma, e coloro che invece sono costretti a sottostare alle norme italiane.

Il problema fondamentale resta che l'iter verso l'ottenimento dell'abilitazione e l'esercizio della professione in Italia è davvero lento e complicato, in un contesto comparativo con gli altri paesi europei, creando dei forti svantaggi ai nostri aspiranti avvocati nell'ottica di professionalizzazione.

Magari il CNF, prima di ricorrere alla CGE in nome dell'abuso di diritto, dovrebbe riflettere sulle possibilità di modificare tale percorso e renderlo più agevole per dare così la possibilità ai giovani giuristi di affrontare la dura realtà professionale, anche perché, in uno stato di crisi come l'attuale, essere avvocato non significa trovare automaticamente lavoro. Quindi velocizzare tale ingresso sarebbe già un problema in meno.

In conclusione

Diventare Abogado (avvocato in spagnolo) senza fare l'esame finale comporta due considerazioni: affrontare il costo elevato (non sempre chiaro) delle agenzie intermediare che ti accompagnano durante il percorso di omologazione e le perplessità dello stesso Consiglio che mette in dubbio “la qualità professionale" del nuovo avvocato che ha ottenuto il titolo all'estero e non secondo l'iter italiano.

Ci si chiede a questo punto quale sarà il futuro per i prossimi avvocati stabiliti e se si potrà accorciare l'ingresso al mercato lavorativo, senza dover necessariamente ricorrere a scorciatoie.

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Scritto da

Chiara Signorelli

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