Pignoramento della casa: cosa cambia con il decreto semplificazioni

I debitori e i loro familiari che vivono nell’abitazione non dovranno lasciare la casa fino al momento del decreto di trasferimento.

14 MAR 2019 · Tempo di lettura: min.
Pignoramento della casa: cosa cambia con il decreto semplificazioni

Il D.L. 135/2018, il cosiddetto “decreto semplificazioni” apporta delle modifiche al procedimento di pignoramento della casa, tutelando i debitori il cui immobile viene pignorato.

Il Decreto semplificazioni è legge. La Camera dei deputati, infatti, ha approvato la sua conversione nel D.L. 135/2018. Gli obiettivi? Così come suggerisce il nome è quello di semplificare alcuni procedimenti soprattutto all’interno della pubblica amministrazione. Uno dei temi inseriti in questo decreto è quello riguardante la modifica dell’articolo 560 del codice di procedura civile, denominato “Modo della custodia” e riguardante i pignoramenti.

Il pignoramento, secondo la legge italiana, è un atto di espropriazione forzata di un bene (nel caso specifico a cui ci riferiamo, la casa) per poter ripagare un debito contratto con il debitore. Questo procedimento viene disciplinato dagli articoli 491 - 497 del codice di procedura civile. L’articolo 492 del codice di procedura civile, infatti, sancisce che:

“Salve le forme particolari previste nei capi seguenti, il pignoramento consiste in una ingiunzione che l'ufficiale giudiziario fa al debitore di astenersi da qualunque atto diretto a sottrarre alla garanzia del credito esattamente indicato i beni che si assoggettano alla espropriazione e i frutti di essi”.

Quali sono le modifiche apportate dal decreto semplificazioni nel campo del pignoramento della casa?

Inizialmente, si prevedeva di ritoccare lievemente l’articolo per poter tutelare al meglio chi veniva sottoposto all’espropriazione forzata della casa. Questa idea era nata dalla vicenda dell’imprenditore Sergio Bramini che, dopo essere stato sottoposto a procedura fallimentare, nonostante vantasse un credito di 4 milioni di euro nei confronti dello Stato, gli era stata espropriata la casa.

Nell’ultima e definitiva versione della modifica dell’articolo 560 del codice di procedura civile, il decreto riguarda tutti i tipi di debitori, non solo quelli che hanno crediti nei confronti della pubblica amministrazione, come nel caso dell’imprenditore Bramini. Cosa vuol dire? Che i debitori e i loro familiari che vivono nell’abitazione, non dovranno lasciare la casa fino al momento del decreto di trasferimento. Nonostante ciò, il debitore dovrà permettere ai potenziali compratori di visitare l’immobile. Ciò avverrà in comune accordo con il custode.

Fino al momento del decreto di trasferimento il giudice non potrà ordinare il rilascio dell’abitazione pignorata. A sua volta, però, il debitore non può dare in locazione a terzi l’immobile pignorato, a meno che non abbia ricevuto l’autorizzazione del giudice. Il custode, inoltre, dovrà "vigilare affinché il debitore e il nucleo familiare conservino il bene pignorato con la diligenza del buon padre di famiglia e ne mantengano e tutelino l’integrità".

In più, l’articolo sottolinea i casi in cui il giudice può richiedere la liberazione dell’immobile pignorato:

“Il giudice ordina, sentiti il custode e il debitore, la liberazione dell'immobile pignorato per lui ed il suo nucleo familiare, qualora sia ostacolato il diritto di visita di potenziali acquirenti, quando l'immobile non sia adeguatamente tutelato e mantenuto in uno stato di buona conservazione, per colpa o dolo del debitore e dei membri del suo nucleo familiare, quando il debitore viola gli altri obblighi che la legge pone a suo carico, o quando l'immobile non è abitato dal debitore e dal suo nucleo familiare”.

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StudiLegali.com

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