Novità divorzio: no al criterio del ''tenore di vita''

Non sarà più il tenore di vita goduto all'interno del matrimonio il parametro principale bensì l'indipendenza economica e la possibilità dell'ex coniuge di mantenersi.

12 MAG 2017 · Tempo di lettura: min.
Novità divorzio: no al criterio del ''tenore di vita''

Secondo la Corte di Cassazione, le nozze non possono più essere una "sistemazione definitiva" anche in caso di divorzio.

La Corte di Cassazione con una storica sentenza, la numero 11504/2017, ha introdotto importanti novità riguardanti l'assegno di divorzio. Secondo quando affermato dalla Corte, cadrebbe il riferimento al tenore di vita nella determinazione dell'assegno post-divorzio. Con assegno di mantenimento (o di divorzio) si intende quel contributo di tipo assistenziale che viene versato periodicamente all'ex coniuge. Anteriormente, questa somma veniva calcolata prendendo in considerazione il tenore di vita durante il matrimonio.

Secondo la Corte, invece, il divorzio dovrebbe fare cessare il rapporto non solo a livello personale ma anche economico-patrimoniale, affermando che non è "configurabile un interesse giuridicamente rilevante o protetto dell'ex coniuge a conservare il tenore di vita matrimoniale". Il matrimonio, dunque, smette di essere una "sistemazione definitiva" ma un "atto di libertà e autoresponsabilità". Questa responsabilità, inoltre, ricade sul singolo e non sulla coppia ormai separata. L'obbligo di dover pagare un assegno all'ex coniuge, inoltre, "può tradursi in un ostacolo alla costituzione di una nuova famiglia" e impedire che il soggetto sia in grado di ricominciare la propria vita, diritto riconosciuto sia dalla Carta fondante dell'Unione Europea che dalla Corte di Strasburgo.

Per calcolare e concedere all'assegno di divorzio, dunque, verranno presi in considerazione altri criteri. Dopo questa storica sentenza della Corte, non sarà più il tenore di vita goduto all'interno del matrimonio il parametro principale bensì l'indipendenza economica e la possibilità dell'ex coniuge di mantenersi autonomamente: "Se è accertato che (il richiedente) è economicamente indipendente o effettivamente in grado di esserlo, non deve essergli riconosciuto tale diritto" ha affermato la sentenza della Corte di Cassazione. Sarà il coniuge richiedente a dover dimostrare di non avere il reddito sufficiente a mantenersi. Per decidere, si prenderanno in considerazione principalmente quattro elementi: la presenza del reddito, la capacità di lavorare, il possesso di patrimoni mobiliari e immobiliari e la disponibilità di un'abitazione.

Il caso

Questa storica sentenza della Corte di Cassazione che ha rivoluzionato il tema del mantenimento familiare, è scaturita in seguito al caso di divorzio di un matrimonio durato 10 anni, e terminato nel 2013, fra un ex ministro e un'imprenditrice. Nel 2014, già la Corte di Appello di Milano aveva negato alla donna l'assegno di divorzio che richiedeva, a causa dell'incompletezza della documentazione reddituale presentata e valutando che l'ex coniuge avesse subito una "contrazione" dei suoi redditi.

La Corte di Cassazione ha confermato la sentenza della Corte di Appello di Milano pur modificando le motivazioni della decisione. La negazione dell'assegno di mantenimento all'imprenditrice non è stata causata dalla contrazione del reddito dell'ex ministro quanto più da un cambio di rotta verso i tempi moderni: secondo la Corte, infatti, è "ormai generalmente condiviso nel costume sociale il significato del matrimonio come atto di libertà e di autoresponsabilità, nonché come luogo degli affetti e di effettiva comunione di vita, in quanto tale dissolubile".

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