Multa a Google per abuso di posizione dominante

La Commissione Europea sanziona Google con una multa di 2,42 miliardi di euro.

6 LUG 2017 · Tempo di lettura: min.
Multa a Google per abuso di posizione dominante

L'articolo 102 del Trattato sul Funzionamento dell'Unione Europea (TFUE) vieta espressamente l'abuso di posizione dominante all'interno del mercato europeo.

Multa record da parte dell'Unione Europea a uno dei grandi colossi di internet: Google. La Commissione Europea, infatti, ha multato la multinazionale per un totale di 2,42 miliardi di euro. Il motivo? Secondo l'organo europeo, Google avrebbe approfittato della sua posizione dominante nel campo dei motori di ricerca per poter ottenere un vantaggio competitivo rispetto ad un suo prodotto: Google Shopping (prima chiamato Froogle e, in seguito, Google Product Search), il servizio di comparazione degli acquisti. L'entità della sanzione, la più alta fino ad ora imposta dalla Commissione Europea, è stata decisa in base alla durata e alla gravità della pratica illecita.

La posizione dominante

Google, azienda leader nel campo dei motori di ricerca, da diversi anni ha una posizione dominante nella maggior parte dei paesi dello Spazio Economico Europeo, accogliendo quasi il 90% del mercato. Questo status permette di avere un flusso continuo di clienti e di profitti, oltre alla possibilità di raccogliere dati sui consumatori. Nell'Unione Europea, di base, il vantaggio commerciale di un'impresa non è di per sé un reato. Tuttavia ad essere proibito e punito è l'abuso di posizione dominante. Infatti, secondo l'articolo 102 del Trattato sul Funzionamento dell'Unione Europea (TFUE):

«È incompatibile con il mercato interno e vietato, nella misura in cui possa essere pregiudizievole al commercio tra Stati membri, lo sfruttamento abusivo da parte di una o più imprese di una posizione dominante sul mercato interno o su una parte sostanziale di questo".

Fra le principali pratiche abusive elencate dall'articolo del TFUE si trovano, ad esempio: "imporre direttamente od indirettamente prezzi d'acquisto o di vendita" o "applicare nei rapporti commerciali con gli altri contraenti condizioni dissimili per prestazioni equivalenti, determinando così per questi ultimi uno svantaggio per la concorrenza".

In questo caso, Google, secondo quanto riportato dalla commissaria alla concorrenza, Margrethe Vestager, avrebbe abusato della sua posizione dominante, rendendo molto più visibile il suo servizio e relegando gli altri, offerti dai concorrenti, molto più lontani dalle prime pagine dei risultati della ricerca, negando alle aziende "la possibilità di competere sui loro meriti e di innovare" e ai consumatori dell'UE di poter effettuare "una scelta genuina di servizi".

Le reazioni

«Siamo rispettosamente in disaccordo con le conclusioni annunciate oggi. Analizzeremo nel dettaglio la decisione della Commissione, considerando la possibilità di ricorrere in appello, e continueremo a sostenere la nostra causa» ha affermato Kent Walker, Svp and General Counsel Google, secondo quanto riportato dall'agenzia di notizie Adnkronos.

Di tutt'altra idea è Francesco Luongo, presidente del Movimento Difesa del Cittadino, che ha affermato: «La decisione dell'Antitrust europeo non fa che confermare quello che da anni non solo gli esperti della rete conoscevano quanto alla vera e propria dittatura degli algoritmi e dei sistemi di indicizzazione che favorivano determinati prodotti a scapito di altri».

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