Mobbing: i sette parametri individuati dalla Cassazione

Linee-guida impartite dalla Suprema Corte per individuare la fattispecie del mobbing e, conseguentemente, formulare richiesta di risarcimento in tal senso.

21 MAR 2016 · Tempo di lettura: min.
Mobbing: i sette parametri individuati dalla Cassazione

Non tutte le angherie patite in ufficio da parte di superiori o di pari grado possono qualificarsi come mobbing e, di conseguenza, garantire il diritto al risarcimento.

Per disincentivare azioni legali avventate e offrire ai giudici di merito un prontuario garantito, in mancanza di una normativa specifica, la Corte di cassazione, con sentenza n.10037/2015 ha individuato delle linee guida per riconoscere il vero mobbing, fornendo sette parametri, con cui la vittima deve provare di essere stata danneggiata sul lavoro: ambiente, durata, frequenza, tipo di azioni ostili, dislivello tra antagonisti, andamento per fasi successive, intento persecutorio.

Perché si configuri il mobbing devono ricorrere tutti e sette i parametri individuati dalla Suprema Corte:

  1. Le vessazioni devono dunque avvenire sul luogo di lavoro.
  2. I contrasti, le mortificazioni o quant'altro devono durare per un congruo periodo di tempo.
  3. Le vessazioni non devono essere episodiche ma reiterate e molteplici.
  4. Deve trattarsi di più azioni ostili ed almeno due di queste devono consistere in attacchi alla possibilità di comunicare, isolamento sistematico, cambiamenti delle mansioni lavorative, attacchi alla reputazione, violenze o minacce.
  5. Occorre il dislivello tra gli antagonisti, con l'inferiorità manifesta del ricorrente.
  6. La vicenda deve procedere per fasi successive come: conflitto mirato, inizio del mobbing, sintomi psicosomatici, errori e abusi, aggravamento della salute, esclusione dal mondo del lavoro
  7. Oltre a tutto quanto elencato, bisogna che vi sia l'intento persecutorio, ovvero un disegno premeditato per tormentare il dipendente.
Scritto da

Studio legale Giaccardi-Laurino

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