Le principali novità del decreto dignità

Il testo del decreto legge ridurrebbe la durata dei contratti a tempo determinato a un massimo di 24 mesi.

9 LUG 2018 · Tempo di lettura: min.
Le principali novità del decreto dignità

L'obiettivo del decreto dignità è quello di ridurre la precarietà all'interno del mondo del lavoro. Quali sono le misure previste dal testo in via di approvazione? Sono utili a raggiungere lo scopo del governo?

Il Consiglio dei ministri ha approvato uno dei suoi primi decreti legge, il cosiddetto "decreto dignità". Secondo il ministro del Lavoro e dello Sviluppo economico Luigi Di Maio questo testo sarebbe in grado di ridurre l'utilizzo dei contratti di lavoro precari e, di conseguenza, di incentivare l'aumento dei contratti a tempo indeterminato.

Nonostante il decreto legge sia un atto utilizzato solitamente per provvedimenti urgenti e necessari, per essere approvato definitivamente ora dovrà passare dal Parlamento, che potrà modificarlo e convertirlo in legge entro 2 mesi. Per ora, non è chiaro se il testo potrà superare questo scoglio. Secondo i detrattori del decreto legge, infatti, questa riforma è stata scritta e approvata troppo rapidamente, senza un dibattito con le parti sociali con i rappresentanti dei vari settori lavorativi.

Quali sono le principali novità che potrebbe introdurre il decreto dignità se venisse approvato dal Parlamento?

Riduzione durata contratti a tempo determinato: il testo ridurrebbe la durata dei contratti a tempo determinato a un massimo di 24 mesi, invece di 36. Se questo tipo di rapporto di lavoro dovesse durare più di un anno, inoltre, il datore di lavoro dovrà apportare una "causale", ossia una giustificazione per la lunga durata del contratto a tempo determinato. Questo tipo di spiegazione era stata precedentemente abolita dal Jobs Act.

Sono stati molti i critici di questa misura in quanto, secondo molti, sarebbe difficile dimostrare la ragione dell'utilizzo di questo tipo di contratto, il che potrebbe aumentare anche il numero di cause da lavoro.

Aumentare il costo del licenziamento: potrebbe diventare più difficile e meno vantaggioso licenziare, in quanto chi viene licenziato senza giusta causa potrebbe ricevere un indennizzo più alto.

Questa misura non è stata apprezzata da molti in quanto potrebbe portare i datori di lavoro a utilizzare molti contratti di breve durata, inferiori cioè a 12 mesi per evitare l'utilizzo della causale, in modo tale da evitare il licenziamento e, di conseguenza, l'indennizzo più costoso. In ogni caso, il decreto, non prevedendo l'investimento di grandi somme di denaro, non incentiva l'assunzione attraverso contratti a tempo indeterminato, rendendo vano l'obiettivo iniziale.

Ridurre le delocalizzazioni all'estero: per ridurre la fuga della produzione verso l'estero, il decreto dignità prevede che quelle imprese che abbiano usufruito di un qualsiasi tipo di sostegno pubblico e si trasferiscono all'estero nei cinque anni seguenti, dovranno restituire l'importo dell'incentivo, compresi gli interessi.

Il decreto dignità, infine, contiene anche altre misure che non hanno legami di nessun tipo con il mondo del diritto del lavoro. Un esempio è il divieto delle pubblicità di giochi e di scommesse, con l'obiettivo di intraprendere e di inasprire la lotta contro la ludopatia. Altre misure, inoltre, riguardano il cosiddetto "spesometro" che conterrebbe provvedimenti per ridurre l'evasione fiscale.

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