La Corte dell’UE condanna l’Italia per le quote latte

Il regime di quote latte non esiste più dal 2015 ma ha ancora ricadute negative per l'Italia.

14 FEB 2018 · Tempo di lettura: min.
La Corte dell’UE condanna l’Italia per le quote latte

La Commissione Europea e la Corte dell'UE rimproverano l'Italia per non aver messo in atto le misure per recuperare il prelievo supplementare dovuto dai singoli produttori e caseifici.

Cosa s'intende quando si parla delle cosiddette "quote latte"?

Nell'ambito dell'Unione Europeo, ogni paese membro aveva un limite di produzione del latte, ossia delle quote latte, per evitare che la sovrapproduzione di questo alimento potesse causare un'offerta troppo alta e che, di conseguenza, i produttori fossero colpiti da una brusca caduta dei prezzi. Queste quote vennero stabilite a partire dal 1984 e avevano l'obiettivo di stabilizzare il reddito degli allevatori.

Nonostante ciò, in Italia, sono state diverse le situazioni in cui si sono superati i limiti imposti dalle quote latte. Quando ciò accadeva, i produttori che avevano hanno superato la quota dovevano essere sottoposti a un prelievo supplementare che veniva calcolato in proporzione al volume di sovrapproduzione. Il regime di quote latte non esiste più dal 2015 ma ha ancora ricadute negative per l'Italia.

Secondo la Commissione Europea, l'Italia non avrebbe gestito in maniera adeguata i prelievi ai produttori che hanno sforato i limiti imposti dalle quote latte. Il nostro paese, infatti, dal 1995 al 2009 ha più volte violato le norme. Secondo la Corte, infatti,

"l'Italia ha superato la quota nazionale e lo Stato italiano ha versato alla Commissione gli importi del prelievo supplementare dovuti per il periodo in questione (2 miliardi e 305 milioni). Tuttavia, nonostante le ripetute richieste della Commissione, risulta per la Commissione evidente che le autorità italiane non hanno preso le misure opportune per recuperare il prelievo dovuto dai singoli produttori e caseifici".

A farne le spese, dunque, sono stati i cittadini. In questo modo, inoltre, secondo la Commissione, l'Italia avrebbe causato una distorsione della concorrenza a discapito di tutti quei produttori che invece hanno seguito i limiti imposti dalle quote latte. Si pensa, infatti, che restino da rimborsare, da parte dei produttori che hanno commesso le irregolarità, ancora 1,752 miliardi di euro e che sia possibile recuperarne circa 1,343 miliardi.

Per questi motivi, la Commissione Europea si è rivolta alla Corte di Giustizia dell'Unione Europea. Ora questa somma dovrà essere pagata, entro i tempi stabiliti, "dagli acquirenti o dai produttori in caso di vendite dirette o, in caso di non pagamento nei termini previsti, sia iscritto a ruolo ed eventualmente recuperato con esecuzione forzata".

La Corte dell'Unione Europea, inoltre, ha sottolineato che l'errore dell'Italia non è stato tanto quello di non aver recuperato i prelievi supplementari ma soprattutto quello di "non avere predisposto, in un lungo arco temporale (più di 12 anni), i mezzi legislativi ed amministrativi idonei ad assicurare il regolare recupero del prelievo supplementare dai produttori responsabili della sovrapproduzione, nei termini sopra indicati".

Ora l'Italia dovrà cercare di recuperare la situazione relativa alle quote latte. In caso contrario, invece, il nostro paese potrebbe rischiare una nuova causa da parte della Commissione che potrebbe terminare nel pagamento di penali.

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