Diseredazione: chi può essere escluso dal testamento?

Possono essere diseredati i fratelli e i loro discendenti o altri parenti del defunto che non rientrino nella categoria dei legittimari.

23 AGO 2017 · Tempo di lettura: min.
Diseredazione: chi può essere escluso dal testamento?

In cosa consiste la diseredazione? Quali sono le cause di indegnità che provocano l'esclusione dal testamento?

Può un padre diseredare i suoi figli? Nonostante sia una credenza abbastanza diffusa, non è realmente possibile diseredare, ossia escludere un erede dalla propria eredità, un figlio. Una parte dell'eredità, infatti, viene riservata ai cosiddetti legittimari, i parenti più vicini come il coniuge o i figli. Nell'articolo 457 del codice civile, infatti, si legge che: "Le disposizioni testamentarie non possono pregiudicare i diritti che la legge riserva ai legittimari". I legittimari non possono essere diseredati ma hanno diritto, dunque, alla propria parte d'eredita.

L'articolo 536 del Codice Civile stabilisce tutti i vincoli che possono usufruire di questo diritto:

"Le persone a favore delle quali la legge riserva una quota di eredità o altri diritti nella successione sono: il coniuge, i figli, gli ascendenti.

Ai figli [legittimi] sono equiparati gli adottivi.

A favore dei discendenti dei figli, i quali vengono alla successione in luogo di questi, la legge riserva gli stessi diritti che sono riservati ai figli".

Se nel testamento uno dei legittimari viene esplicitamente diseredato è possibile impugnarlo e, dopo un processo in Tribunale, l'erede potrà accedere alla sua parte legittima.

Possono essere diseredati però i fratelli e i loro discendenti o altri parenti del defunto che non rientrino nella categoria dei legittimari. Per diseredarli basterà aggiungere una nota nel testamento in cui si afferma che si esclude dalla successione una determinata persona, ad esempio, "Diseredo mia sorella…".

Eccezione: le cause di indegnità

Esistono delle eccezioni nel caso dell'esclusione dal testamento dei legittimari, la cosiddetta "indegnità". In questo caso, anche i legittimari possono essere esclusi dal testamento se sussiste la sentenza di un giudice e se si sono macchiati di un reato o di atti riprovevoli socialmente o moralmente nei confronti del testatore o della sua libertà testamentaria. Le cause di indegnità sono sancite dall'articolo 463 del Codice Civile, che prevede l'esclusione dal testamento per:

  • "chi ha volontariamente ucciso o tentato di uccidere la persona della cui successione si tratta […]";
  • "chi ha denunziato una di tali persone per reato punibile, con l'ergastolo o con la reclusione per un tempo non inferiore nel minimo a tre anni, se la denunzia è stata dichiarata calunniosa in giudizio penale […]";
  • "chi, essendo decaduto dalla potestà genitoriale nei confronti della persona della cui successione si tratta a norma dell'art. 330, non è stato reintegrato nella potestà alla data di apertura della successione medesima";
  • "chi ha indotto con dolo o violenza la persona, della cui successione si tratta, a fare, revocare o mutare il testamento, o ne l'ha impedita";
  • "chi ha formato un testamento falso o ne ha fatto scientemente uso".

Sarà il Tribunale ad accertare queste cause e a escludere l'erede dal testamento. Tuttavia, l'indegno potrà disporre dei beni del defunto fino a quanto la sentenza non sarà certa. Il testatore può decidere di riabilitare l'indegno ma ciò dev'essere inserito nel testamento o la riabilitazione deve avvenire dinanzi a un notaio.

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