Sono proprietaria di una piccola azienda agricola, abbiamo la divisione dei beni ma tra me e mio marito con una scrittura davanti al notaio abbiamo stabilito la comunione dei beni. Premetto che io e mio marito lavoriamo assieme seppure lui abbia una licenza commerciale e io sia coltivatrice diretta, vendiamo fiori. Ora io da gennaio prossimo sarò in pensione e voglio smettere e chiudere l'attività, mentre mio marito mi vuole obbligare a lavorare. Io invece vorrei fare qualche ora nelle famiglie e il resto del tempo dedicarlo alla mia nipotina di 5 mesi. Ho anche problemi di salute. Quali sono i miei doveri ed i miei diritti? Posso rifiutarmi? Vorrei anche vendere l'intera azienda e casa annessa per poter vivere tranquilla con nostra figlia e nipote in una casa più piccola, ma come sempre mio marito si oppone. Come si dovrebbe fare per arrivare a un accordo che accontenti tutti e due? Devo anche dire che le liti sono talmente forti che io penso anche alla separazione. Oltre alle offese volano anche minacce che mettono paura. Ringrazio per la vostra gentilezza ed eventuale risposta.
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A prescindere dalla separazione o comunione dei beni, Lei ha un'attività congiunta a Suo marito se non capisco male: di conseguenza sarebbe opportuno che arrivaste ad un accordo per non perdere i frutti di quello che avete fatto sino ad oggi.
Suo marito, se Lei non si occupa della "produzione", non ha nulla da vendere quindi l'azienda agricola se Lei non vuole andare avanti non ha di chè andare avanti. Le consiglio di verificare un comoponimento bonario. Diversamente potreste arrivare ad un contenzioso per lo scioglimento dell'azienda, che comunque sarebbe inevitabile se Lei è di questo parere e Suo marito no.
Buona giornata.
Gentile Paola,
obbligarla a lavorare non può nessuno. Lei può e deve scegliere in massima libertà quando andare in pensione. Sulla questione delle vendite (casa, azienda ecc.,) occorre capire bene quale sia la situazione giuridica anche in relazione all'atto che avete stipulato dal notaio. Io ritengo che un accordo sia sempre raggiungibile è opportuno che vi facciate seguire da un avvocato che riesca a eliminare l'astio; tuttavia se la situazione (come sembrerebbe di intuire) si presenta irrecuperabile, potrebbe senz'altro separarsi (ed anche in questo caso occorre valutare per intero la situazione economico-patrimoniale)
Consiglio di trovare un accordo con l'aiuto di un esperto, un legale, per capire le diverse strade possibili, per quanto, se non trovate accordi, dovreste sciogliere l'azienda, ovvero determinare il valore in modo tale che lei possa cedere la sua parte a suo marito ovvero ad un terzo
Per rispondere correttamente al suo quesito è necessario sapere se l'impresa che Lei esercita sia individuale o se sia una società o, ancora, se sia impresa familiare.
A questo scopo sarebbe utile acquisire informazioni maggiori.
Se lo desidera mi contatti direttamente
Cordiali saluti
Avv. Marco Rigoni