Buonasera, una mia carissima amica è attualmente impossibilitata dalla madre ad usare qualsiasi mezzo di comunicazione e ad uscire dall'abitazione senza la sua presenza. Quest'ultima la minaccia continuamente di estreme violenze. Nelle ultime ore ha ricevuto attacchi e lesioni a livello fisico e psicologico. Questo comportamento degenerativo da parte della madre è dovuto alla recente scoperta dell'omosessualità della figlia, nonostante questa fosse sempre stata una persona violenta nei confronti della ragazza. La figlia è maggiorenne e iscritta attualmente ad un istituto di scuola superiore. E' stata minacciata riguardo all'interruzione degli studi. Essendo impossibilitata ad uscire dall'abitazione non può sporgere denuncia.
Sto cercando un consulto, su quale sia la procedura che è possibile seguire in un caso complesso come questo.
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Buongiorno,
può provvedere lei stessa esponendo i fatti ai carabinieri con un esposto specificando quanto le ha riferito la sua amica.
I fatti narrati sono molto gravi e potrebbero integrare reati quali il maltrattamento, lo stalking, le minacce e lesioni ed anche il sequestro di persona per cui è importante che siano portati a conoscenza dell'autorità.
Magari ne parli con un legale di fiducia per valutare meglio la situazione.
A disposizione per qualsiasi necessità.
Cordiali saluti
Avv. Jacopo Pepi - Firenze
Buongiorno,
si rechi lei stessa dai Carabinieri ad esporre quanto ci ha riferito.
Saranno poi loro ad effettuare un accesso presso l'abitazione della ragazza per verificare la situazione.
Resto a disposizione,
Un caro saluto,
Avv. Luigi Colombino
Gentile Giulia,Le condotte che descrive integrano gravi reati denunciabili da chiunque ma per l'accertamento occorra la testimonianza della vittima:po' rivolgersi ai servizi sociali e la vittima potrebbe anche far inviare da un legale una diffida.Cordialmente avv.Alfredo Guarino Napoli
I fatti descritti possono integrare reati penali. Non si può segregare una persona , né procurare lesioni e minacciarla.
Bisognerebbe far intervenire gli assistenti sociali e la forza pubblica