Buongiorno,
qualche settimana fa ho postato quanto segue:
Buongiorno,
sono il papà di un bimbo di sei anni e mezzo con affido condiviso. La madre (dai cui sono separato, ovviamente) non mi ha mai formalmente negato di vederlo ma ha sempre imposto la sua presenza agli incontri fin da quando era piccolissimo. Questo perché è una persona molto insicura, egoista, iperprotettiva. Inoltre ha effettuato un vero e proprio condizionamento/terrorismo psicologico sul bambino ed ora mio figlio non vuole rimanere da solo con me. Capite bene che in questo modo il rapporto con mio figlio non evolve e non cresce perché il bambino si fida solo di lei e fa riferimento solo a lei per qualsiasi cosa. Insomma, io sono una sorta di cagnolino scodinzolante e per vedere mio figlio faccio un sacco di sacrifici ma il mio ruolo di padre è del tutto annullato e depauperato.
Ho fatto ricorso al tribunale ordinario e ho fatto presente questa situazione attraverso la mia Ctp. La Ctu invece è stata molto superficiale (pochi colloqui, nessun test di personalità), parziale e sbagliata e non ha risposto al quesito posto dal giudice di individuare le migliori condizioni per esercitare il mio diritto di visita. Il giudice purtroppo ha recepito quanto scritto dalla Ctu nella relazione e ha rigettato il mio ricorso. Insomma, ho speso tanti soldi senza ricavare nulla e continuo a vedere mio figlio in presenza della mia ex moglie, sotto continua osservazione e non c’è verso di farle capire che ci deve lasciare soli affinché mio figlio cominci a fidarsi e possa cominciare a fare delle cose con me. Praticamente è ormai un rapporto simbiotico il loro e sta fortemente penalizzando mio figlio.
Non ho fatto appello alla sentenza del giudice e non voglio ricorrere al tribunale dei minori perché mi sono dissanguato economicamente e non voglio continuare con questa battaglia legale, sono stanco. Come posso fare per uscire da questa situazione? Sono veramente disperato. Vi prego, mi date un consiglio? Io sarei disposto anche a fare un percorso di mediazione familiare ma la mia ex rifiuta pure questo. Io ho solo voglia di vedere da solo mio figlio per far sì che non rimanga invischiato nella conflittualità che c’è con la mia ex.
Grazie in anticipo.
Rocco
Vorrei aggiungere la seguente domanda:
nei giorni in cui io devo stare insieme a mio figlio, posso avvalermi dell'ausilio di uno/una psicologa anche contro il volere della mia ex moglie? Come posso fare per ottenere ciò anche contro il suo volere?
Grazie
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Egregio Sig. Rocco,le Colleghe che mi hanno preceduto hanno ragione:non puo' prescindere da nuovi percorsi giudiziali.Agglungo:se e' nelle condizioni,puo' avvalersi del patrocinio a spese dello Stato.Cordialmente Avv.Alfredo Guarino Napoli
egregio signor Rocco,
mi associo a quanto le ha scritto la Collega Ligrani, posso solo suggerirle, ma non so se sortirà l'effetto desiderato, di interessare gli Assistenti sociali del Suo Comune di residenza ed il Servizio di Neuropsichiatria Infantile, sempre presso il Comune, chiedendo loro un aiuto nella Sua vicenda. Se anche questo tentativo dovesse restare infruttuoso, non Le resta che seguire quanto Le ha prospettato la Collega Ligrani. Non farei alcuna denuncia penale contro la Sua ex moglie perché potrebbe ritorcersi contro di Lei in quanto sicuramente direbbe al bambino che suo padre l'ha denunciata ed Suo figlio avrebbe motivo di rancore nei Suoi confronti.
Con i migliori saluti
avv. Maria Franzetta
Gentile Rocco,
capisco il suo stato d'animo ma per risolvere ( ovvero tentare di risolvere la sua situazione ) non può prescindere dalla magistratura e dunque da una nuova attività giuridica.
Quello che le posso consigliare, in qualità di avvocato, è un ricorso per la revisione della responsabilità genitoriale della signora in quanto gli atteggiamenti posti in essere dalla madre nei confronti del figlio risultano inficiare il normale processo di crescita del bimbo, all'interno del quale è fondamentale la presenza di entrambi i genitori. Se la madre attua un comportamento volto ad instaurare un legame unilaterale con il piccolo di fatto ne impedisce la crescita e la possibilità di autogestione, tale atteggiamento estremo, con ogni probabilità potrebbe produrre nel piccolo conseguenze sfavorevoli o, nella peggiore delle ipotesi patologiche.
La sua scelta, a mio parere, deve essere finalizzata al bene del piccolo che vivendo tale stato di fatto subisce un pregiudizio.
Ad ogni modo bisognerebbe anche capire quali sono, nello specifico, gli atteggiamenti posti in essere nei suoi confronti dalla sua ex moglie che se confinabili all'interno della definizione di "minacce" ovvero capaci di limitare la sua capacità di autodeterminazione andrebbero denunciati.
avv. Marina Ligrani
Gentile signor Rocco,
mi rifaccio a quanto le avevo scritto nella sua richiesta precedente,
l'unica soluzione è quella di denunciare sua moglie e richiedere l'attuazione forzata degli obblighi disposti in sede di separazione, chiedendo in sede di esecuzione anche un percorso di mediazione familiare che un giudice non potrà rifiutare.
A disposizione per qualsiasi delucidazione.
Cordiali saluti.
avv. Emanuela Costa
Venezia