Permesso di soggiorno negato a coppia gay: Italia condannata
La Corte Europea dei Diritti dell’Uomo ha punito l’Italia per non aver riconosciuto il permesso di soggiorno per “motivi familiari” al partner straniero di una coppia omosessuale.
La scorsa settimana è stata pubblicata un'importante sentenza della Corte Europea dei Diritti dell'Uomo (CEDU).
A parlarci della recente sentenza, l'Avvocato Saveria Ricci.
Lo Stato italiano dovrà pagare la somma di 20.000 euro oltre a quella di circa 19.000 per spese legali a una coppia omosessuale per la discriminazione ricevuta.
Saranno risarciti un cittadino italiano e un cittadino neozelandese uniti sentimentalmente dal 1999.
Dopo qualche anno, i due avevano deciso di convivere in Italia, ma si trovarono ben presto a combattere con una burocrazia ottusa e ostinata.
Il neozelandese era stato costretto a chiedere un primo permesso di soggiorno per motivi di studio, destinato, però, a scadere ben presto.
A quel punto, consigliati da bravissimi avvocati, avevano deciso di provare a chiedere il permesso di soggiorno per "motivi familiari". La Questura aveva rifiutato il permesso e i due uomini, assistiti dai loro legali, avevano fatto ricorso al Tribunale di Firenze che gli aveva dato ragione. Il Ministero dell'Interno non si era dato per vinto e aveva fatto appello, vincendolo.
I due non si scoraggiarono e ripresentarono ricorso alla Corte di Cassazione che confermava che una coppia omosessuale non è una famiglia e, pertanto, non esistono i "motivi familiari" del permesso di soggiorno.
A fare giustizia la Corte Europea dei diritti dell'uomo: con grande chiarezza, la Corte è intervenuta per dire che una coppia di uomini unita sentimentalmente in una relazione stabile sono una "famiglia" a tutti gli effetti, a cui va riconosciuto legittimamente il diritto al permesso per motivi familiari, come succede per gli eterosessuali.