L’omicidio di Fermo: un pugno alla civiltà

La vittima è un nigeriano di 36 anni.

15 LUG 2016 · Tempo di lettura: min.
L’omicidio di Fermo: un pugno alla civiltà

La morte di un essere umano è sempre un evento terribile, ma ogni morte ha in sé qualcosa che la distingue dalle altre.

Risale a poco più di una settimana fa l'episodio del ragazzo ammazzato a pugni per aver protetto sua moglie da offese a sfondo razzista. In attesa di poter fare maggiore chiarezza sull'accaduto dopo le ultime novità, vi lasciamo all'opinione dell'Avvocato Saveria Ricci.

La morte di Emmanuel Chidi Namdi, il ragazzo nigeriano ucciso a Fermo dall'ultrà Amedeo Mancini, è una morte tremenda per la sua stupidità.

È stata una morte stupida, quanto stupida è la violenza che ogni anno, ogni mese, ogni settimana e, perfino, ogni giorno si consuma ad opera di chi ritiene di avere una qualche ragione di superiorità rispetto a un altro essere: la pelle bianca rispetto a quella nera, l'eterosessualità rispetto all'omosessualità, la ricchezza rispetto alla povertà, l'aggressività rispetto alla timidezza, l'appartenenza a una tifoseria calcistica rispetto a un'altra.

In nome di queste pretestuose superiorità, si riempiono di anno in anno migliaia di verbali di polizia e altrettanti referti di Pronto Soccorso nei casi meno gravi; in quelli più gravi sono autopsie.

Oggi leggiamo che l'aggressore Mancini si è pentito e chiede perdono, come lo si può chiedere per un qualsiasi gesto di leggerezza.

Per la nostra legge non si tratta di leggerezza, ma di omicidio volontario aggravato per "motivi abietti e futili", perché solo per abiezione un uomo poteva permettersi di chiamare "scimmie" un uomo e una donna che erano arrivati in Italia per avere protezione da persecuzioni e torture.

Il pugno sferrato contro il povero ragazzo è un pugno sferrato alla civiltà democratica che la Costituzione italiana disegna: non solo tutti uguali, ma con attenzione e aiuto speciale ai più deboli.

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