Il fisco pignora direttamente il conto corrente

Se il debitore vuole fermare il pignoramento ha 60 giorni per presentare una richiesta di rateizzazione.

7 GIU 2017 · Tempo di lettura: min.
Il fisco pignora direttamente il conto corrente

Cosa prevede la scomparsa di Equitalia? In che modo potrà agire la nuova Agenzia delle Entrate-Riscossione per il recupero crediti?

Con l'entrata in vigore dell'ultimo decreto fiscale relativo alla Legge di Bilancio 2017, convertita nella Legge 225/2016, l'addio ad Equitalia è diventato realtà. Dal primo luglio, però, entra in gioco il nuovo ente del fisco: l'Agenzia delle Entrate-Riscossione. Attraverso questa legge, intitolata "Disposizioni urgenti in materia fiscale e per il finanziamento di esigenze indifferibili", infatti, per il fisco sarà possibile pignorare direttamente i conti correnti. L'obiettivo di questa nuova misura e dell'eliminazione di Equitalia, è quella di incrementare e migliorare le misure nelle procedure del recupero crediti da parte del fisco.

L'Agenzia delle Entrate-Riscossione avrà maggiori poteri di controllo, con la possibilità di poter accedere al conto corrente dei debitori. Senza passare per i Tribunali, infatti, il fisco potrà accedere direttamente alla banca dati dell'Anagrafe Tributaria, al conto corrente e alla banca dati dell'INPS per poter pignorare, inoltre, pensione, indennità, stipendio, ecc. In questo modo, l'Agenzia delle Entrate-Riscossione potrà eliminare quella fase esternalizzata della raccolta delle informazioni che doveva svolgere precedentemente Equitalia e che rallentava il processo di recupero crediti.

Nel momento in cui l'Agenzia delle Entrate-Riscossione notifica la cartella esattoriale, questo sarà già un atto esecutivo che corrisponderà a un atto di precetto e quindi il fisco potrà eseguire direttamente il pignoramento del conto corrente se il contribuente non avrà pagato entro 60 giorni. Al termine di questa scadenza, infatti, l'ente potrà inviare direttamente alla banca l'atto di pignoramento, senza aver necessariamente già avvisato il cittadino. In seguito, il fisco può ulteriormente avvisare il contribuente e dare una scadenza di 60 giorni. In caso di mancato pagamento, però, l'ente richiederà direttamente alla banca di versare la somma del debito, senza bisogno del permesso del giudice.

In giurisprudenza, diversamente dal pignoramento dei crediti verso terzi, in cui viene richiesto a un terzo soggetto di pagare il debito del debitore ma solo dopo aver ricevuto l'autorizzazione del Tribunale, nel caso del fisco ciò non è necessario così come previsto dall'art. 72-bis DPR 602/1973.

È possibile impedire il pignoramento?

Se il debitore vuole fermare il pignoramento ha 60 giorni per presentare un'istanza di dilazione, ossia una richiesta di rateizzazione, e per ottenere lo sblocco del conto. Tuttavia, la richiesta dovrà essere accolta e il contribuente dovrà pagare la prima rata e, solo in seguito, otterrà che la possibilità di utilizzare nuovamente il suo conto corrente.

In caso di conto cointestato, la banca non potrà pignorare il conto corrente in quanto il debitore non è l'unico titolare. Se così non fosse, infatti, il rischio sarebbe quello di pignorare il conto anche di un terzo soggetto esterno.

Sempre secondo l'articolo 72-bis DPR 602/1973, inoltre, non sarà possibile per il fisco pignorare l'intero stipendio del contribuente ma solo una parte di esso che varierà a seconda dell'ammontare del debito.

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