Fino a quando bisogna mantenere i figli?

La Costituzione Italiana sancisce che "è dovere e diritto dei genitori mantenere, istruire ed educare i figli, anche se nati fuori del matrimonio".

29 MAG 2017 · Tempo di lettura: min.
Fino a quando bisogna mantenere i figli?

Esistono limiti entro i quali mantenere i propri figli? Quali sono i riferimenti legislativi a riguardo?

Bamboccioni, choosy, mammoni…i giovani italiani sono stati definiti in ogni modo per descrivere la loro presunta poca voglia di diventare indipendenti e di lavorare. Ma è davvero così? Le condizioni del mondo del lavoro in Italia di certo non aiutano i giovani a trovare la propria strada e a lasciare la casa dei genitori non appena possibile. In questo periodo di ricerca del tanto sperato posto di lavoro più o meno fisso, sono spesso i genitori a farsi carico di parte o del totale delle spese dei figlii.

Fino a quanto un genitore è tenuto a mantenere economicamente il proprio figlio? Esistono dei limiti legislativi oltre a quelli scelti personalmente da ogni padre o madre? Innanzitutto la prima parte dell'articolo 30 della Costituzione italiana sancisce che:

"È dovere e diritto dei genitori mantenere, istruire ed educare i figli, anche se nati fuori del matrimonio. Nei casi di incapacità dei genitori, la legge provvede a che siano assolti i loro compiti".

L'articolo 147 del Codice Civile, inoltre, conferma che:

"Il matrimonio impone ad ambedue i coniugi l'obbligo di mantenere, istruire, educare e assistere moralmente i figli, nel rispetto delle loro capacità, inclinazioni naturali e aspirazioni, secondo quanto previsto dall'articolo 315-bis".

In nessuna di questi riferimenti legislativi si parla del limite del mantenimento relativo al raggiungimento della maggiore età o di altri limiti relativi all'età.

L'assegno di mantenimento

Dopo l'abrogazione dell'articolo 155-quinquies del Codice Civile, istituito dalla legge n. 54/2006, i legislatori italiani hanno introdotto l'articolo 337 septies del Codice Civile che istituisce il cosiddetto "assegno di mantenimento":

"Il giudice, valutate le circostanze, può disporre in favore dei figli maggiorenni non indipendenti economicamente il pagamento di un assegno periodico. Tale assegno, salvo diversa determinazione del giudice, è versato direttamente all'avente diritto.

Ai figli maggiorenni portatori di handicap grave si applicano integralmente le disposizioni previste in favore dei figli minori."

Ogni caso dev'essere valutato dal giudice in quanto l'assegno non è illimitato ma ha una durata mutevole a seconda della situazione. L'assegno deve gravare su entrambi i genitori e solitamente deve comprendere le spese quotidiane, quelle di formazione e in alcuni casi quelle di svago. La somma, inoltre, va calcolata in base a determinati requisiti, quali il reddito dei coniugi o il tenore di vita goduto precentemente dai figli.

Secondo la giurisprudenza, l'assegno di mantenimento viene solitamente meno al raggiungimento dell'indipendenza economica del figlio. Cosa s'intende per indipendenza economica? In generale, si intende quando il figlio ha la capacità di essere autosufficiente economicamente attraverso un lavoro che offra "un reddito corrispondente alla professionalità acquisita in relazione alle normali e concrete condizioni di mercato" (Cass. n. 20137/2013). Tuttavia, in caso di lavoro precario, ad esempio, l'assegno di mantenimento non potrà essere ritirato.

Nel caso in cui il mancato svolgimento del lavoro sia causato da una negligenza del figlio, l'obbligo di mantenimento decade.

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